Non seguo spesso il teatro per ragazzi. La mia esperienza si limita all’aver accompagnato qualche volta i miei nipoti a teatro.
Ci però degli interrogativi che mi hanno sempre interessato: come e quando si diventa spettatori? Come si comporta uno spettatore di diciotto mesi? Cosa guarda? Con quali strumenti si può raccontare qualcosa a un essere umano così piccolo?
Quando vado a teatro la sera, nelle platee piene di adulti, mi si riempie la testa di parole spesso inutili. La parte legata alla creazione di immagini, al suggerimento di emozioni, alla sollecitazione dei cinque sensi, passa il più delle volte in secondo piano. Nel teatro per ragazzi, gli equilibri cambiano radicalmente: le parole, i suoni e le immagini prendono importanza fino a far scomparire la parola.

Mentre guardavo Boucle d’O della francese Compagnie Le Porte-Voix – un viaggio poetico attraverso la vita e l’acqua – mi sono soffermata sul pubblico non meno che sullo spettacolo.
Ho osservato lo sguardo dei bambini, i loro silenzi, le loro reazioni, il loro incantamento, la loro attenzione. Li ho osservati in qualche momento fare persino un tifo da stadio: reazioni che il teatro per adulti vorrebbe scatenare, ma che raramente riesce ad ottenere!
Come si può raccontare un teatro che passa innanzitutto dai cinque sensi? Ho una lunga esperienza come critica teatrale, ma credo che il teatro per le giovani generazioni richieda competenze completamente diverse. C’è chi sostiene che si tratti, di fondo, dello stesso esercizio di analisi. Io non lo credo: cambiano gli strumenti, cambia il pubblico, ed è quindi necessario che cambi anche lo sguardo.

Le cose importanti per un critico sono due. La prima: bisogna fare esperienza, guardare tanti spettacoli per poter fare paragoni, riconoscere i diversi stili. Le seconda: bisogna spiare il pubblico, osservarlo a lungo e imparare a conoscerlo. Ci vuole, insomma, pratica e frequentazione.
Ecco perché, nonostante la mia lunga esperienza, a Segni New Generations Festival mi sono sentita come un’apprendista stregona, alle prese con strumenti che non domino completamente, ma affascinanti e misteriosi.

Claudia Cannella

foto di copertina: Boucle d’O


Questo contenuto è parte dell’osservatorio critico Segni New Generations Festival 2021