A: Dove andiamo a pranzo?
B: All’angolo c’è una pokeria nuova.
A: Ma no… un altro tucano che mi guarda mentre mangio! Non ne ho proprio voglia!
B: Ma dai, è così carina!
A: Se per te è carino mangiare nelle ciotole come cani…
È plausibile che Greta Cappelletti possa avere origliato una conversazione del genere per dare vita al suo monologo comico, in cui con tono caustico, dal palco del Tranvai, affronta l’ordinaria vita di tutti i giorni, snocciolando una serie di spassose crociate, sempre “contro”.
Diplomata al corso autore della Scuola Civica Paolo Grassi, Cappelletti scrive per la televisione e per il teatro, lavora con Liv Ferracchiati, con cui ha fondato la compagnia teatrale The BabyWalk; cita Battiato e rivendica: «Anch’io ho un background culturale!». Al FringeMi 2023 coglie una nuova sfida: sotto lo sguardo di un tram giallo oggi adibito a bar e di una platea gremita, si arma di microfono e gin tonic per affrontare con ironia la vita quotidiana, le difficoltà della città, le relazioni amorose e la convivenza, temi che – qualunque siano le nostre biografie – accomunano tutti. Quello che restituisce è un onesto dipinto della realtà che ci circonda, e lo fa mettendosi in gioco con coraggio, affrontando di petto un genere, come quello della stand-up comedy, molto in voga negli ultimi anni e tendenzialmente dominato dalla presenza maschile. Greta racconta di Milano, una metropoli sconfinata, popolata da grotteschi individui che si inventano luoghi come biblioteche all’interno della Decathlon o corsi accademici nei musei d’arte contemporanea per bambini radical chic, quasi assurdo per chi come lei arriva da Melegnano, famosa solo per il casello autostradale.
Nel cimentarsi in questa difficile impresa – un palco da tenere, facendo ridere per un’ora, senza perdere il ritmo, non è cosa da poco – emerge una tenera umanità: un po’ di tensione, che Greta dichiara di stemperare con la valeriana e l’analista, ingredienti di cui tutti, a volte, abbiamo sentito il bisogno in questa frenetica città.
E anche se viviamo un secolo all’insegna di sashimi, crispy, topping e proteine; anche se conduciamo vite di coppia goffe, in cui comunque troviamo supporto al bisogno di condivisione anche delle nostre cattive abitudini; anche se trascorrono giornate piatte, improvvisamente capovolte da risvolti ironici e grotteschi, alla fine va bene così. Purché si concludano con un buon drink, in uno dei tanti bar alternativi, e un po’ radical, della città.
Anita Beretta, Alberto Pirazzini
in copertina: foto di Davide Aiello
VA BENE COSÌ
di e con Greta Cappelletti
Contenuto scritto nell’ambito dell’osservatorio critico di FringeMI 2023