di Andrea Capra

L’esame comparato della Repubblica platonica e delle Donne al Parlamento di Aristofane non soltanto conferma la matrice sorprendentemente comica del rivoluzionario progetto platonico, ma permette di gettare luce sullo statuto dell’utopia nella commedia e quindi di vedere in una prospettiva nuova alcuni fondamentali problemi interpretativi posti dall’opera di Aristofane. Secondo un meccanismo osservabile in molti casi, tanto da configurare un dato strutturale, il dialogo platonico rielabora il grande laboratorio utopico della commedia, aggiungendovi un’indagine fondativa sulle condizioni di possibilità della ‘rivoluzione’. Nell’attuale panorama critico, vanno moltiplicandosi quelle interpretazioni che negano alla commedia di Aristofane – e in particolare alle Donne al Parlamento – qualunque serio intento ‘politico’, spesso con il ricorso alla nozione di ‘ironia’: in quest’ottica le Donne metterebbero alla berlina proprio quell’utopia che apparentemente sembrano proporre. La testimonianza platonica, insieme a un esame della commedia più attento al contesto culturale d’origine e alle convenzioni del teatro comico, è utile per mettere fuori gioco simili interpretazioni, fino a chiarire che per il pubblico ateniese la rivoluzione ‘femmicomunista’ delle Donne è senz’altro ‘utopia’, e non – come sempre più spesso si sente ripetere – un’indesiderabile ‘distopia’.