di Carrozzeria Orfeo
drammaturgia di Gabriele Di Luca
regia di Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi
visto all’Out Off di Milano_21-23 maggio 2013

Dopo il buon riscontro di pubblico e di critica ottenuto da Idoli nella scorsa stagione, l’Out Off ha rinnovato l’ospitalità a Carrozzeria Orfeo e dedicato al lavoro della compagnia una piccola personale: sono andati in scena, dal 14 al 26 maggio, Robe dell’altro mondo, Sul Confine e ancora Idoli. Diplomati alla Nico Pepe, Massimiliano Setti e Gabriele Di Luca si sono distinti nel panorama contemporaneo per sensibilità drammaturgica e per la creazione di partiture di movimento sempre organiche al tessuto testuale: e non è poi così frequente che nelle nuove proposte teatrali i due aspetti vengano coltivati con pari cura.
Sul confine
(uno spettacolo del 2009) ben testimonia l’abilità del gruppo nel concepire creazioni a tutto tondo: allo spettacolo è stato conferito non a caso il premio Dante Cappellini per l’ottimo racconto “in equilibrio tra coreografia e drammaturgia”.

Protagonisti del breve e fulminante spettacolo sono tre uomini, sul fronte qualsiasi di una guerra qualsiasi. Sulla scena buia e completamente vuota spetta ai movimenti degli attori evocare l’inferno: la coda eterna per i pochi bagni, lo spettro dei carri armati, le morti viste a pochi centimetri, le radiazioni da uranio impoverito che inquinano corpo e anima. La guerra “sul confine” è innanzitutto attesa, sospensione della vita, convivenza con i ricordi bellici più dolorosi. Ed è da questo limbo che emergono, pian piano, frammenti della precedente esistenza: un tranquillo pomeriggio al bar, il volto amato di qualcuno che aspetta, un litigio con i genitori. Le vite dei tre si incrociano, si separano, per poi riunirsi nuovamente nel momento cruciale.
La drammaturgia, firmata da Gabriele di Luca, lega senza soluzione di continuità tre dimensioni temporali, intrecciando dialoghi di vita quotidiana, memorie oniriche, racconti di episodi avvenuti da poco. La natura composita delle testimonianze, la qualità di presenza dei tre interpreti sul palcoscenico, l’asciuttezza dei movimenti e delle parole tengono ben lontano il rischio della retorica. È una guerra distante dalle consuete rappresentazioni quella di Carrozzeria Orfeo: un luogo oscuro della mente, prima ancora che una zona da segnare sulla cartina geografica.

Vengono in mente No man’s land di Danis Tanović (ambientato in un contesto balcanico forse evocato anche in Sul confine) o il bellissimo romanzo Aspettando i barbari di Coetzee: anche qui – pur nella diversità delle rappresentazioni – il conflitto viene decontestualizzato, capovolto, straniato. Scardinati i topoi sul contesto bellico, sotto la lente di ingrandimento resta l’uomo. Nel palco vuoto di Sul Confine ci appare proprio questo: l’essere umano, armato solo del proprio corpo, di fronte alla scelta.

Maddalena Giovannelli