di Raffaele Rezzonico
La tensione fra l’immediata vitalità richiesta all’attore nell’esecuzione di un’azione e la struttura predeterminata che deve di necessità seguire è uno degli elementi originari dell’arte teatrale. È una tensione che il performer deve risolvere ad ogni replica per far sì, come indica il regista Peter Brook, che una rappresentazione sia quello che dichiara: rendere presente. Le riflessioni che i teatranti del novecento dedicano a questo tema sono utilizzate come fossero un liquido di contrasto per far risaltare alcuni aspetti del teatro e del dionisismo ateniese di epoca classica. Perchè questa tensione è anche al cuore dell’elaborazione dell’idea tragica antica: il conflitto fra libertà e necessità dell’eroe, del drammaturgo, dell’attore è lo stesso. Un dialogo impossibile fra Jouvet, Senofonte, Barba, Platone, Lecoq, Aristotele, Grotowski, moderato da studiosi come Del Corno, Detienne, Vernant, Lissarague, e accompagnato da un coro di satiri e clown.
Per tentare di capire se in alcuni aspetti costitutivi della pratica teatrale sia adombrata una provocazione di senso più ampia.