Da alcuni anni collaboriamo con Sosta Palmizi per progetti di formazione e avvicinamento del pubblico alla danza: quest’anno abbiamo lavorato con il Liceo Coreutico di Arezzo, nell’ambito di un precorso di visione degli spettacoli di Invito di Sosta.

Gli studenti e le studentesse della III liceo si sono cimentati in una prova di scrittura critica dopo la visione di Granito.

Su questa pagina pubblichiamo alcuni estratti dei loro testi, a formare un mosaico di sguardi e opinioni sullo spettacolo:

ph. Andrea Macchia

«I tre corpi parzialmente nudi sono curvi verso il basso, non si vede mai il volto, si muovono in modo indipendente l’uno dall’altro e quando si incontrano si urtano a vicenda, non entrano realmente in contatto, almeno  in un primo momento. Ad un certo punto infatti accade un incidente, lo stesso che accadde all’ameboide e al ciano batterio tantissimi anni fa: l’ameboide tenta di mangiarsi il ciano batterio, ma non riesce né a digerirlo, né ad espellerlo e i due imparano a convivere uno dentro l’altro, formando la prima cellula eucariote. Ecco che, allo stesso modo, i tre corpi diventano uno solo, ottenendo una forma davvero bizzarra; con le loro scapole riescono ad ottenere un incredibile effetto di “pulsazione”, generando un’unica creatura viva dalla consistenza magmatica. Ma la cellula eucariote a sua volta fa un miracolo: riesce ad organizzarsi in colonie sempre più grandi e complesse, fino a generare gli organismi pluricellulari. È a questo punto infatti che le danzatrici si alzano in piedi e per la prima volta si distinguono bene le loro fisionomie, rivelate da un lento spostamento dei capelli su un lato della testa. Cambia l’ambientazione: questa volta la luce è più forte e dà una sensazione più fredda, bianca, sterile; forse questa sensazione potrebbe essere accentuata dai vestiti, quasi del tutto bianchi, che nel frattempo, in un momento di transizione, hanno indossato. Anche la musica cambia e gioca un ruolo importante, specialmente in questo secondo momento. Se prima era indefinita e poco accentuata, adesso invece il beat è ripetuto in loop in modo ben scandito, ed è rispecchiato nel movimento base che consiste in un rigido tilt dell’intera parte superiore del corpo, ripetuto simultaneamente in modo identico da tutte e tre, come fossero un perfetto meccanismo alimentato da tre ingranaggi. Tutto ciò conferisce ordine e razionalità; queste sono le forme di vita composte della stessa materia informe e caotica della prima fase che nel frattempo si è evoluta assumendo una composizione più articolata e complessa».

Daniele Moretti

ph. Andrea Macchia

«Domenica, andando allo spettacolo, mi sono sentita elettrizzata, non vedevo l’ora di scoprire cosa sarebbe successo sul palco. Iniziata la performance, ero molto stranita perché non riuscivo a capire cosa stesse accadendo e, più passava il tempo, più cercavo di dare un significato a ciò che vedevo. In certi momenti le immagini proposte dalle danzatrici erano molto inquietanti: ad esempio quando le performer erano posizionate a piramide, coprendosi il volto con i capelli. Nei loro gesti ho notato soprattutto i movimenti degli arti, gli allungamenti dei muscoli, nonostante l’impedimento creato dalla rigida struttura della piramide. Per molto tempo le danzatrici sono rimaste così, allungandosi e scontrandosi tra loro, dando l’idea di una lotta. Ed ecco che improvvisamente si alzano e togliendosi i capelli dal viso, scoprono la loro essenza, trasmettendo al pubblico un senso di naturalezza che viene sottolineato anche dalla scelta della musica».

Aurora Mingolla  

ph. Luca Del Pia

«Nel silenzio le danzatrici si sciolgono i capelli, e, nel trascinarsi ed aiutarsi a vicenda, i loro gesti si trasformano in una vera e propria lotta; anche i capelli danzano come se si volessero ribellare dal corpo e avere un movimento proprio. Questa fase dello spettacolo mi ha ricordato le differenti sembianze che può assumere la terra in un continuo ciclo di creazione e distruzione: il terreno, che accumulandosi può creare montagne che si possano scontrare tra loro, generare un terremoto e quindi  un disgregamento della materia stessa e che ritorna quella di partenza».

Greta Pozzozengaro

ph. Luca Del Pia

«Come la trasformazione da bruco a farfalla le performer hanno iniziato a muoversi con movimenti lenti a terra, strisciando, e poi, come accade in natura, dopo un processo lento, diventano finalmente farfalle: nel momento in cui scoprono i loro volti avviene la rinascita. In questa prima parte le danzatrici sono nude e i capelli coprono i loro volti dando un tocco un po’ macabro. Nella seconda  parte viene invece rappresentata la transizione della materia:  le danzatrici si spostano nello spazio muovendosi all’unisono. Quando le performer si spogliano, inizia la terza parte in cui si muovono libere, scatenate, ed è bellissima l’unione tra i loro movimenti accentuata dagli effetti della luce. Dopo tutta l’energia messa nella coreografia la musica è finita e si sentiva solo il loro respiro».

Sophie Piccio

 


Granito
un progetto del Collettivo Munerude
di e con Francesca Antonino, Laura Chieffo, Ilaria Quaglia
musiche di Gabriele Ottino e Anything Pointless
luci Mattia Bagnoli
costumi Maatroom
produzione Déjà Donné, Sosta Palmizi
progetto realizzato con il sostegno di PERMUTAZIONI – coworking coreografico a cura di Casa Luft, Zerogrammi e Fondazione Piemonte dal Vivo, Cavallerizza Irreale – Torino, H(abita)T – Rete di Spazi per la Danza/ Leggere Strutture/ Comune di Budrio, ART BO, ALDES/SPAM! rete per le arti contemporanee, Hangart Fest, finalista premio Twain Direzioni Altre.
Selezionato per la Vetrina Giovane Danza d’Autore Anticorpi XL 2020; Selezione Visionari Kilowatt Festival 2020


Contenuti realizzati nell’ambito del progetto I mestieri della danza a cura di Sosta Palmizi, percorso di alternanza scuola-lavoro, presso il Liceo Coreutico di Arezzo, che ha fatto incontrare studenti, artisti, tecnici, critici e operatori durante la XIV edizione di Invito di Sosta – danza contemporanea d’autore.
Progetto realizzato con il sostegno di Ministero della Cultura, Regione Toscana, Fondazione CR Firenze.