In tempi bui come questi è raro trovare  – e veder sopravvivere –  progetti culturali di largo respiro. Non mancano, per fortuna, sorprendenti eccezioni: è il caso di Teatro antico in Scena dell’Associazione Kerkís che, ormai da tre anni, affianca uno studio di tipo universitario alla messa in scena di opere di teatro greco e latino.
Il corso, organizzato dall’Università Cattolica di Milano e diretto da Antonio Calenda e Elisabetta Matelli, prevede un percorso di formazione attorale strettamente legato allo studio della traduzione, resa e messa in scena del teatro antico (sono aperte le iscrizioni). Il lavoro intrapreso durante l’anno con la collaborazione di docenti di diverse discipline trova coronamento nella realizzazione di uno spettacolo. Gli attori, seguiti dal regista Christian Poggioni, si muovono così su due fronti: quello della realizzazione pratica e quello dell’approfondimento critico-linguistico, aprendosi anche ad ampliamenti o rivisitazioni dell’opera in esame.

Molteplici (e non poco discussi) sono i possibili approcci al dramma greco e latino, le diverse modalità di messa in scena e il problematico rapporto di fedeltà e tradimento della fonte; ma ciò che interessa di più in questa sede è sottolineare come questo sguardo interdisciplinare possa portare alla realizzazione di forme più divulgative e immediate del teatro antico in grado di attirare e coinvolgere il pubblico.
Al Teatro Le Colonne di Milano  – con cui la compagnia da gennaio inaugurerà una stabile collaborazione per alcuni appuntamenti dedicati al teatro antico  – è andato in scena lo scorso 16 ottobre Anfitrione di Plauto, con la partecipazione degli attori del corso del 2013. Nel caso della commedia plautina, gli studenti hanno lavorato sullo sviluppo di uno dei nuclei più enigmatici del testo, il ruolo di Giunone. Ciò che nella rhesis di Bromia, ancella di Alcmena, era solo raccontato – secondo un tratto tipico della tragedia greca – viene qui esplicitato con l’introduzione di un personaggio parlante: sul palco appare così Giunone ingelosita per l’ennesimo tradimento di Giove.
Al lavoro degli attori-autori si affianca quello dei giovani scenografi di Brera che si sono occupati dell’allestimento della scena, dei costumi e delle maschere – elemento quest’ultimo che in Anfitrione, commedia giocata sul doppio, diviene più che mai significante. Accompagnano la messa in scena le musiche di Adriano Sangineto maestro in clarinetto, che ha affrontato uno degli aspetti più spinosi, importanti e meno conosciuti del teatro antico.
Quest’anno invece sarà il turno di Aristofane con Le Rane, gioco metateatrale unico e raffinatissimo in cui si racconta il viaggio di Dioniso e Xantia nell’Ade alla ricerca del tragediografo migliore (Eschilo o Euripide?) da riportare in vita per il bene della polis. Può il teatro “salvare la città”? Noi lo crediamo. Appuntamento a maggio 2014 per la risposta dei nuovi allievi di Teatro Antico in Scena.

Camilla Lietti