Berlino è una città che continua a combattere con le unghie e coi denti la progressiva gentrificazione e il conseguente avvizzimento di senso cui sembrano condannate spesso le metropoli. Lo fa dando priorità agli esseri umani, coltivando una cultura di rispetto universale, trasformando spazi vuoti in angoli di libera espressione e non censurando alcuna modalità di comunicazione delle diverse anime identitarie cittadine. Un impianto estremamente visibile nell’intera sfera culturale della capitale, che da decenni interpreta con sensibilità lo spirito dei tempi e si fa megafono e catalizzatore di mutamenti sociali e politici.
Non è una sorpresa quindi che anche mentre una pandemia imperversa, qui la cultura riesca a tenere botta – complice, va detto, un numero di contagi al momento meno drammatico che in altri stati. A pochi giorni dall’inizio del lockdown in Germania, i responsabili dei maggiori teatri di Berlino stanno dimostrando di avere la risposta pronta alle lunghe ore “di nulla” in quarantena, grazie soprattutto a spettacoli online e rivisitazioni di pièce di successo adattate all’era digitale.

Eccovi qui sotto una piccola selezione delle iniziative che ci hanno convinto di più e tutti gli appuntamenti da non perdere.


Schaubühne

Lars Eidinger nel Riccardo III di Thomas Ostermeier

Dal 1999 sotto la direzione artistica di Thomas Ostermeier, lo Schaubühne si configura come teatro d’ensemble – una compagnia fissa di attori cui si aggiungono collaborazioni esterne – per portare avanti un progetto all’insegna della continua sperimentazione nell’ambito delle diverse modalità di espressione. In repertorio, rivisitazioni contemporanee di grandi classici si affiancano a produzioni “senza censura”, tratte da testi meno noti o frammentari.
Anche i titoli più celebri di questo archivio eterogeneo sono ora messi a disposizione del grande pubblico. Ogni giorno alle 18.30 direttamente sul sito del teatro viene caricata la registrazione dello spettacolo del giorno, disponibile fino a mezzanotte, introdotta mezz’ora prima (alle 18 in punto!) dalla lettura di un racconto o di un monologo da parte di un membro della compagnia.  Nei giorni scorsi, gli stream dell’allucinante e colossale Woyzeck di Büchner e dell’Amleto di Shakespeare (per la regia naturalmente di Ostermeier) hanno attirato l’attenzione degli amanti del teatro di tutto il mondo.

Venerdì 3 aprile, in programma un’altra fra le più celebri produzioni del regista: una messa in scena spietata del Riccardo III di Shakespeare, interpretato dal suo onnipresente pupillo Lars Eidinger. Piagato da una deformità fisica evidente che, dalla primissima apparizione sul palco, è già presagio della mentalità distorta e della depravazione morale del personaggio, il Riccardo III di Ostermeier è presenza ingombrante e inquieta, che troneggia sul pubblico con voce cavernosa e, da un momento all’altro, sembra pronto a esplodere. Audio tedesco, sottotitoli in inglese.


HAU

Feeeeeeed di Oozing Gloop

L’HAU (Hebbel am Ufer) 1-3 nasce dalla fusione fra l’Hebbel Theater di Kreuzberg, il Theatermanufaktur am Halleschen Ufer e l’HAU 3, cortile da 100 posti per produzioni minori.
Su ciascuno dei suoi palchi, l’HAU è in prima linea nel portare al pubblico le ultime sperimentazioni nel campo del teatro e della danza, con taglio avanguardistico e politicamente impegnato – specie sulla questione del gender gap nelle arti.

Dal 19 al 29 marzo, la struttura avrebbe dovuto ospitare Spy on Me #2 – Festival di Manovre Artistiche per il Presente Digitale. La cancellazione dell’evento ha lasciato a casa decine di artisti e performer. Per evitare però che i partecipanti rimanessero senza voce, l’HAU ha pensato a un’alternativa: una sezione di interventi scritti, interviste e livestream, disponibili sul canale Youtube del teatro.

Oozing Gloop

La direttrice artistica Annemie Vanackere ha annunciato l’avvio alternativo del festival presentando il programma degli interventi sul palco del principale, di fronte a una platea vuota:

«Even under these new circumstances, we don’t wanna abandon the idea of the public and of the theatre as a meeting place. We can’t let the virus stop us. Let’s use our existing potentials to create viral solidarity».

Il claim del festival è addirittura anticipatore dello spirito dei tempi attuali. La trasformazione digitale è il nostro presente, la democrazia e la collettività si stanno adattando ai mezzi tecnologici. Come si evolverà, di conseguenza, il nostro modo di comunicare?

Room Service – Help Me Make It Through The Night dei Gob Squad

Fra gli appuntamenti già disponibili Feeeeeeed, un progetto in collaborazione fra i visual artist New Ears (UK) e la drag queen berlinese Oozing Gloop. Fra esplosioni fluo e inevitabili glitch del sistema, Oozing Gloop si muove in un mondo allucinato, creando al suo interno spazi di meditazione e improvvisando performance drag in questa “interzona analogica di un mondo digitale”. I suoi interventi si alternano a quelli di una voce robotizzata che fa capolino senza lasciarsi toccare più tanto dagli eventi: una presenza esterna che genera una simulazione di dialogo.

Online anche gli interventi del collettivo queer femminista DGTL FMNSM, riuniti sotto l’ombrello di Hot Mess. Dj set, workshop e una performance in realtà virtuale, ispirata dalla confusione dei desktop dei nostri computer e delle nostre strutture di pensiero, per mettere in discussione la natura frivola delle nostre identità online e della parte di noi che scegliamo di mettere in mostra.

Dal 1 aprile si è fatto sentire anche Gob Squad, collettivo residente dell’HAU, con il mockumentary interattivo Room Service – Help Me Make It Through The Night. Ambientato nel 2003 BCV (Before Corona Virus), il corto racconta dei “tempi bui” in cui, dopo essersi esibiti nella performance di repertorio Room Service, i membri del cast si sono trovati a dover “combattere con la noia confinati in stanze d’hotel singole, in una lontana era in cui non esistevano smartphone”. Una delirante meta-performance collettiva fra rendition di Creep dei Radiohead in accappatoio e confessioni a cuore aperto alla telecamera dell’albergo.


Maxim Gorki Theater

Roma Armee di Yael Ronen

Fin dalla sua nascita il Maxim Gorki Theater si è fatto a gran voce domande su quel che gli stava intorno. Nel 1952 neonato e dissidente teatro municipale della neonata e rabbiosa Berlino Est, nel 1988 contenitore del profetico Übergangsgesellschaft (Società in transizione) – spettacolo di Volker Braun messo in scena da Thomas Langhoff che avrebbe anticipato lo spirito del crollo del muro del 1989 – oggi spazio aperto ospitante i progetti Studio R e Gorki X, che chiamano all’azione la collettività berlinese con workshop, performance interattive e una struttura bottom up. Per una realtà tanto in osmosi con la città in cui si colloca, riprendere la rotta dopo un blocco totale delle attività non è immediato. Ma i responsabili sono tornati alla riscossa con quella che sembra essere la prima di una lunga serie di iniziative.

Nell’attesa di nuove iniziative, la Direzione rassicura: «More ideas will follow soon. We are slowly getting back on track. We’re carrying on, and we miss you terribly».

Ogni mercoledì alle 18 uno spettacolo verrà rispolverato dagli archivi e reso disponibile per 24 ore, direttamente sul sito del teatro. Tutti gli spettacoli avranno sottotitoli in inglese. Dopo la première il primo aprile con Small Town Boy, mercoledì 8 il Gorki festeggia il Roma Day – giornata di sensibilizzazione su tematiche legate all’etnia Rom – con lo streaming di Roma Armee, un’idea di Sandra e Simona Selimović messa in scena dal resident director della compagnia Yael Ronen. In un mondo che si trova alle prese con il risollevarsi di ideologie repressive di stampo fascista, un gruppo di attori si fa portavoce di un’istanza di autodifesa: la formazione di un gruppo d’intervento Rom che lotti contro razzismo e discriminazione. Nel cast, viaggiatori Rom da Germania, Austria, Romania e Kosovo, oltre a Gadjè – estranei alla comunità Rom che vivono però in stretto contatto con essa – da Israele, Germania e Turchia. Una forza queer, transnazionale e femminista che col supporto dei visual artist Delaine e Damian La Bas porta sul palco ipotesi di vita in un’Europa gitana (Gipsy Land) e propone modelli d’intervento per il presente.


Sasha Waltz and Guests

Sasha Waltz and Guests

La compagnia di danzatori Sasha Waltz and Guests è partita come progetto indipendente nel 1992 e oggi si esibisce nei teatri di tutta Europa. Per mantenere forte il contatto col proprio pubblico, i membri dell’ensemble hanno puntato su un cambiamento di prospettiva: invece di caricare spettacoli in archivio, modificando cioè il modo in cui le pièce vengono fruite, si sono concentrati su come adattare le coreografie stesse ai limiti della situazione attuale.

«Wir bleiben zuhause… Aber tanzen weiter!»
(Rimaniamo a casa… Ma continuiamo a ballare!)

Il risultato è una serie di brevi video che verranno pubblicati a intervalli regolari sui loro canali social (tra tutti FB e Youtube), nei quali i membri della compagnia si cimentano in tranche di spettacoli decontestualizzate e travasate fra le mura domestiche. Nel Kapitel 1, online dal 30 marzo, Zaratiana Randrianantenaina interpreta un assolo dal concerto coreografato Gefaltet – di Sasha Waltz e Mark Andre – sul tetto di casa sua.


Venus Boys

Serata “Venus Boy” al Silver Future di Berlino

Nato sotto la guida spirituale di Camp Dad, il collettivo di drag king Venus Boys è fra i gruppi di resident performer del Silver Future, uno dei bar queer di Berlino più attivi dal punto di vista della pianificazione culturale socialmente inclusiva. In una stanza rosa-shocking da poche decine di posti, ogni primo lunedì del mese i Venus propongono uno showcase di talenti gender fluid senza censure o inibizioni, col doppio scopo di intrattenere e di creare uno spazio d’espressione a lato della scena drag queen.
Nell’attesa di tornare sul palco dell’oasi glitterata in Weserstrasse, ogni sabato alle 20 gli artisti del collettivo sono live su Twitch con Digital Boys. Un’esperienza drag virtuale e immersiva, presentata dalle icone Bala Bimbambum e Sofia Turnter.

Sara Paqu Bresciani