di Francesca Gambarini
Un testo teatrale è per sua natura un prodotto bifronte. Per comprenderlo appieno sono due gli aspetti che vanno analizzati. Da un lato, la trasmissione del testo scritto, filologicamante inteso, lo stesso testo che poi va a inscriversi nella tradizione – o storia – letteraria. Dall’altro, la performance, legata alla contingenza, all’effimero di una rappresentazione che diventa pratica e peculiare senso del medesimo testo che, letto e rappresentato in un altro momento storico, assumerebbe valenze profondamente diverse. Significati compositi dunque, per un genere che fatica a trovare una collocazione adeguata all’interno delle antologie e degli excursus storico-letterari.
Parlando di teatro si dovrà dunque analizzare un eventum, che viene alla luce e si ripete grazie alla concorrenza di tre vertici fondamentali: pubblico, attori, testo. Il saggio ripercorre alcuni significativi esempi che, collocati alla nascita del teatro moderno, riprendono gli aspetti concorrenti che attraversano il testo teatrale. Rientrano nell’esposizione alcuni concetti fondamentali della materia che McKenzie ha denominato sociologia dei testi, mentre l’ insindacabile punto di partenza per un qualsiasi discorso sul teatro, la Poetica di Aristotele, viene superato a favore di una trattazione sfumata a più livelli. Dalla nozione di trasmissione, percezione e di lettura di un testo a quella di autore e pubblico, che proprio agli albori del teatro moderno cominciano ad acquisire sensi e significati peculiari e tutti nuovi rispetto alla tradizione. Da Molière a Shakespeare a Lope de Vega, il teatro si caratterizza in queste pagine come un genere che si fonda e vive in una “quarta parete”, dal testo allo spettatore, dalla parola alla scena.