In febbraio Declan Donnellan e la sua compagnia Cheek by Jowl sono stati ospiti al Piccolo Teatro di Milano con The Winter’s Tale. Questo testo giacomiano, in seguito a due allestimenti significativi in anni recenti (Sam Mendes nel 2009 e Kenneth Branagh nel 2015), è ora considerato fra quei lavori del Bardo capaci di affascinare un pubblico contemporaneo. È la seconda volta che Donnellan si cimenta con il Racconto, dopo una regia in lingua russa per il Teatr Maly nel 1997. Ha deciso di tornarci – ha rivelato durante la conferenza stampa – per poter assaporare il testo in lingua originale, oltre che per indagare certi aspetti del mondo della commedia che parlano direttamente al nostro presente, come il cinismo, la mancanza di autenticità, la violenza nelle relazioni.

Il regista esplora a fondo la gelosia, che presto si trasformerà in pazzia, del re Leontes nei confronti della moglie Hermione, paragonando la sua condizione al Disturbo Borderline di Personalità (Borderline Personality Disorder). Egli così decide di rendere scenicamente visibile il DBP nel modo in cui Leontes – un carismatico e allenato Orlando James – corre per il palcoscenico, sfidando la moglie, il figlio e il re Polixenes (accusato da Leontes di adulterio) verbalmente e fisicamente:  il re prende a schiaffi il figlio Mamillius e butta per terra la moglie, provocando così un parto spontaneo che la donna (interpretata da Natalie Radmall-Quirke) affronta con coraggio e dignità. Tale violenza si alterna a momenti in cui Leontes mostra amore e affetto per i suoi familiari e riflette sulla sua situazione, mentre in altri fissa il pubblico rivelando la terribile ansia e della solitudine che sta sperimentando.

Una momentanea trasposizione nel nostro presente, quando dei microfoni e un grande schermo suggeriscono una conferenza stampa, sottolinea che la famiglia di Leontes ed Hermione non è una famiglia qualunque; come altri reali britannici negli ultimi anni, la coppia rende pubblici i suoi problemi agli spettatori in platea, ma anche alla nazione, grazie alla brillante scelta registica di Donnellan.
Per segnalare il passaggio dalla cupezza della Sicilia all’estate della Boemia, il palcoscenico diventa buio e si sentono i rumori di un grande temporale in mare. Presto si apre la festa per la tosatura delle pecore al caldo sole estivo; i sobri costumi contemporanei della prima parte sono sostituiti da abiti sgargianti, tipici del mondo televisivo. Autolycus strimpella una chitarra, ci sono scene di musica e di danza, ma quest’atmosfera di allegria è comunque presto offuscata dall’inganno di Autolycus e dalla severità di Polixenes nei confronti del figlio Florizel che vuole sposare una donna apparentemente di rango inferiore al suo (ma in realtà è Perdita, la figlia del re Leontes). Come nella prima parte un rapporto d’amore si trova in difficoltà; sentiamo Perdita gridare a Florizel che deve andarsene e vediamo il Pastore, il padre adottivo di Perdita, calcolare in modo meschino quanto ‘valga’ la propria figlia. Queste tematiche, che sono messe in parallelo in Sicilia e in Boemia, danno unità a un testo che è spesso stato criticato per il mancato rispetto delle unità di tempo e spazio. Tutto questo a dimostrazione che la scelta registica operata da Donnellan per questa scena non ha nulla a che fare con la definizione di ‘pastorale’ che secondo lo stesso regista è ancora erroneamente affibbiata a questa parte del Racconto d’Inverno.

Nell’atto conclusivo ritroviamo Leontes, sedici anni dopo aver distrutto la propria famiglia, visibilmente invecchiato e tormentato dalle azioni che ha commesso. Il momento della resa dei conti è arrivato e Paulina sta davanti alla statua di Hermione, invitando i membri della corte, Leontes compreso, a “risvegliare la vostra fede”. Questa battuta, dichiara Donnellan, è la più difficile e problematica di tutto il testo, in quanto indica, tra l’altro, la necessità dell’essere umano di mostrare speranza nel futuro, nonostante le difficoltà del nostro presente. Questo momento di meraviglia avviene, poi, non accompagnato dalla musica come indicato nelle didascalie, ma attraverso una specie di canto gregoriano, eseguito da tutto il cast. Un canto che piano piano fa risvegliare Hermione. Questo eccellente allestimento, una co-produzione di sei fra i più importanti teatri europei (fra cui il Piccolo Teatro), è stato ospitato a Milano nel corso di una tournée europea ed è stato accolto dal pubblico milanese con grandi applausi ed entusiasmo.

Margaret Rose