In che modo l’architettura delle Variazioni Goldberg riesce a parlare al pubblico di oggi? Attraverso quale chiave di lettura ci dice qualcosa?
Duo Goldberg è un lavoro sulla relazione. In primo luogo con la musica, ma anche con il mio passato, con le esperienze che ho fatto fin qui, col mio bagaglio coreutico attuale. È proprio questa la chiave di lettura: la sfida era creare un dialogo tra un’opera antica, ancora monumentale e validissima, e una sensibilità estetica e poetica peculiare, quella cioè che ho costruito fino a questo momento. Credo che in questo confronto possa esserci un interesse per il pubblico. Da una parte mi pongo come intermediario tra Bach e chi sente e osserva la performance, dall’altra può accadere anche il contrario: potrebbe essere la musica di Bach a configurarsi come medium tra il pubblico e me.
Il duo che porti in scena (insieme a Gilda Buttà al pianoforte) è costituito da forme espressive diverse: la fisicità della danza e l’esecuzione musicale dal vivo. In che modo queste due modalità si influenzano e che cosa caratterizza il loro rapporto?
Il primo punto di incontro tra queste due espressioni artistiche è proprio il loro essere “dal vivo”. Si configurano infatti come entità dinamiche, capaci di dialogare con la stessa partitura in modi diversi. Il musicista interpreta una scrittura, e instaura un rapporto tra le regole della musica e la propria (limitata) libertà di espressione. Io, danzatrice, dialogo con la musica a mia volta ma attraverso una relazione differente: è un incontro tra partitura musicale e partitura coreografica, due linguaggi diversi ma allo stesso tempo complementari. Il nodo di questa performance sta proprio nel mettere in evidenza queste due diversissime modalità di relazione con Bach, mostrando come forme espressive diverse siano capaci di dialogare insieme con estrema sintonia.
Che significato ha il concetto di “variazione” all’interno di Duo Goldbgerd?
“Variazione” si configura come termine chiave sia per quanto riguarda il mio personale percorso artistico di questi anni, manifestandosi nella volontà di leggere e interpretare la realtà sempre in modo nuovo e diversificato, sia nella coreografia realizzata per Duo Goldberg. I passi da me creati ed eseguiti in questa performance, nel momento in cui entrano in contatto con le singole Variazioni di Bach, lasciano affiorare le diverse e innumerevoli sfaccettature caratteristiche dell’incontro tra la musica e la corporeità.
Alice Strazzi
Questo contenuto è parte dell’osservatorio critico MilanOltreView