«Ridendo e scherzando in quest’occasione avete davanti a voi un quarto dei grandi accademici italiani che si occupano di danza contemporanea». Esordisce così il professor Alessandro Pontremoli nella cornice della Sala Bausch dell’Elfo mentre siede accanto a Elena Randi (docente di Metodologia e Critica dello Spettacolo all’Università di Padova) in questo incontro-presentazione delle ultime fatiche librarie dei due studiosi.
La battuta, tra il serio e il faceto, ben introduce la riflessione sullo stato attuale della danza contemporanea, evidenziando come la legittimazione di quella considerata troppo spesso “l’ancella delle arti” necessiti ancora un certo sviluppo. Questione ben espressa in La danza, organizzare per creare – firmato dallo stesso Pontremoli insieme a Gerarda Ventura ed edito per Franco Angeli – dove a emergere è proprio un quadro dettagliato della danza italiana, solo recentemente affermatasi come ambito del tutto autonomo rispetto al teatro, e quindi solo ora giunto a una maturità che sta finalmente mostrando i suoi frutti. «Il problema principale – ribadisce lo studioso – è il mercato italiano e la disorganizzazione tra le singole componenti della filiera produttiva della danza nazionale». «L’Italia ha più scuole di danza che medici di base…», ma non ha un pubblico sufficientemente ampio. All’estero invece il “prodotto coreutico nazionale”, se innovativo e di qualità, viene sempre più apprezzato lanciando segnali di apertura e speranza.
Quello dipinto da Pontremoli è quindi, complessivamente, un quadro ottimista che lascia intravedere buone possibilità per il futuro, così come è positiva la prospettiva di Elena Randi che presenta qui due nuove pubblicazioni: Ogni più piccolo movimento e La modern dance. Il primo libro è in realtà la ri-proposizione di un testo di Ted Shawn dedicato alla figura di François Delsarte, musicista e insegnante di canto che compie un’interessante riflessione ribaltando la concezione del balletto classico, incentrata sulla frammentazione del corpo, e proponendo di costruire un’armonia e un’integrità della danza che inizi da una dimensione interiore. Delsarte del resto è considerato punto di partenza significativo per la nuova riflessione sul corpo dai padri stessi della modern dance. E proprio ai grandi protagonisti di questo movimento rivoluzionario è dedicato il secondo volume della docente: Randi si sofferma allora con tono quasi commosso a descrivere le innovative pratiche di grandi nomi come Isadora Duncan, Martha Graham e Merce Cunningham. Ognuno di loro ha sviluppato una personale idea di movimento, di corpo e di rapporto fra interiorità e mondo esterno e, nonostante ciascuno di loro abbia proseguito in direzioni diverse, tutti hanno contribuito a illuminare col proprio operato possibilità espressive prima impensabili per la danza. «Con questi libri – conclude acutamente Pontremoli – si ha la speranza di incidere e trasformare la realtà della danza!» Non è forse proprio la scrittura con la sua “maieutica” uno degli strumenti più efficaci per cercare di influenzarne il corso?
Laura Cassinelli e Simone Muscionico
Questo contenuto è parte dell’osservatorio critico MILANoLTREview