Non è la prima volta che Bonn Park sonda la scena di Teatro i: nella stagione 2015/2016 Renzo Martinelli aveva diretto la regia di Piangiamo la scomparsa di Bonn Park, all’interno del progetto “Fabulamundi – Playwriting Europe”. L’autore torna “redivivo” in Italia in una collaborazione che vede coinvolta la compagnia Barletti/Waas nell’arduo compito di tradurre e portare in scena due testi, Tristezza e Malinconia e Il ringhio della Via Lattea, andato in scena il 14 marzo.

Park gioca rinnovando gli stilemi del teatro dell’assurdo: il linguaggio giovane e contemporaneo dell’autore tinge l’attesa beckettiana delle tonalità del demenziale, complici anche gli accostamenti improbabili sul piano visivo e metateatrale. Ma il gioco di Park non tradisce la serietà dei temi trattati. “Non so se il titolo sia ironico. Io non scrivo nulla di ironico, perché se è ironico non può essere serio. Il testo è divertente, ma anche serio. Tragicomico? Sì, può essere. Ci si può immaginare qualcosa di più triste di una tartaruga, ultima rimasta nella sua specie? C’è gente che guarda su YouTube gli incidenti in moto e ride. In realtà ci capita quotidianamente di ridere di qualcosa che è molto triste.”

La rappresentazione scenica di George, una tartaruga depressa di 100 miliardi di anni, è Werner Waas, in occhiali da sole e con un accappatoio verde acido. Con in mano tazza e bustina da tè, per giunta.

George è solo. Park infatti, forse per sottolineare l’esistenziale solitudine dell’animale, invece di affiancargli un altro personaggio, preferisce dare voce a una didascalia: Lea Barletti, a cui spetta questo ruolo, compare sulle note di La bella tartaruga di Bruno Lauzi, in tailleur bianco e con una cartellina porta blocchi. Il costume e l’atteggiamento dell’attrice evocano una doppia figura, a metà tra la presentatrice televisiva e il medico, con tanto di cartella clinica. Ma le sorprese non finiscono qui: oltre alla tartaruga parlante e una didascalia-personaggio, fa il suo ingresso in scena nientemeno che la principessa Raperonzolo, interpretata da Simona Senzacqua.
L’obiettivo? Una serissima indagine sulla noia esistenziale che assale la vita e che, talvolta, può portare alla depressione. Ed ecco che la fiaba di Raperonzolo, per l’occasione, si trasforma in una triste storia di abbandono e amore incompiuto, allineandosi così alla vicenda della tartaruga.

Park si diverte a scomporre le convenzioni drammaturgiche: il testo, composto da monologhi, pause lunghissime ed elenchi estenuanti, sembra negare allo spettatore l’atteso andamento dialogico. Ma il legame tra forma e contenuto non è casuale: l’attore, elencando la lunga serie di esperienze vissute come un’infinita lista della spesa, apre allo spettatore una vita ripetitiva e monotona, un susseguirsi di illusioni e delusioni. Le esperienze del passato, ora, non significano più nulla, e anche le relazioni amorose, tutte esattamente uguali l’una all’altra, finiscono nello stesso modo: la noia, poi la separazione. Nel frattempo, anche la “Didascalia” si avvicina progressivamente alla depressione, assumendo su di sé le movenze del rettile: comincia lei stessa a ruminare, a rallentatore, la piantina di lattuga sul tavolo. La tristezza di George è contagiosa, dilagherà anche nel pubblico?

Che cosa può salvare George? Niente di quello che gli viene proposto risponde alla sua tristezza. “Niente”, parola che, con un riuscito effetto scenico, viene proiettata sullo sfondo lettera per lettera in caratteri maiuscoli, occupando ogni punto dello schermo. George preferisce abbracciare il grande “niente” che ha invaso la sua vita e aspettare. Da solo se ne va, a spasso sui Navigli.

Veronica Polverelli

Tristezza & Malinconia
o il più solo solissimo George di tutti tutti i tempi

di Bonn Park
un progetto di e con Lea Barletti e Werner Waas
visto a Teatro i dal 7 al 12 marzo 2018