Lo scorso 21 settembre è stato inaugurato il Laboratorio Formentini per l’Editoria, spazio nel cuore di Brera, in via Formentini 10, ricavato dalla ex Canonica della Chiesa di San Carpoforo, interamente dedicato a eventi attinenti il mondo dei libri, da mostre a seminari, passando per reading e corsi di formazione. Lo spazio curato dalla Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori nasce all’interno di un progetto triennale, Copy in Milan, che ha l’obiettivo di valorizzare l’identità di Milano come centro e motore dell’editoria italiana: città nella quale si produce e si consuma la percentuale più alta del prodotto libro, ma anche vivace sede di piccole realtà che da sempre cercano di farsi strada in un mondo di grandi gruppi editoriali (ultimo per aggregazione il colosso Mondazzoli).

Il 15 febbraio 2016 si è aperta La Linea Desiderante – Catalogo Storico Ubulibri 1979-2011 a cura di Renata M. Molinari, Oliviero Ponte di Pino, Marco Magagnin, e con la catalogazione di Chiara Botttani, una mostra dedicata all’intera produzione della casa editrice Ubulibri, fondata nel 1979 da Franco Quadri (1936-2011), critico teatrale militante, che l’ha diretta fino al 2011. È Quadri stesso a raccontare, non senza ironia, la necessità dell’esperienza e allo stesso tempo i suoi limiti: “il sottoscritto si trovò costretto ad aggiungere a un’attività primaria di critico quella di ‘finto editore’, esercitata (…) sia chiaro sempre e comunque da dilettante, part time e senza un briciolo dell’indispensabile managerialità, destinata peraltro a rimanere latitante nella strana azienda, dato che chiunque fosse chiamato a supplirvi, si sarebbe in breve lasciato immancabilmente travolgere dalle spire dell’ambizione creativa.” (Franco Quadri, Il Patalogo 20)

La mostra si presenta come la raccolta e la catalogazione di tutto il lavoro prodotto dalla piccola casa editrice, in tutto 301 titoli. Jean-Paul Manganaro inizia così il suo intervento nel catalogo della mostra: “c’è uno strano stupore nel vedere che qualcosa è concluso perché è finito l’impeto o l’animo di chi lo aveva realizzato”, sottintendendo come la Ubulibri fosse la proiezione su carta della vita e della passione di Franco Quadri.
La mostra non manca di mettere in luce tale passione, mostrandone per altro anche gli aspetti più oscuri, come le costanti difficoltà economiche e i rapporti non sempre facili con la cultura e il teatro italiani.
Certo è che la Ubulibri non è stata solo “la casa editrice dello spettacolo”, ma un progetto culturale che ha inciso sull’evoluzione del teatro italiano: basti pensare ai testi di autori stranieri, tradotti in italiano e fatti conoscere al grande pubblico dalla Ubulibri, primi tra tutti i tedeschi Bernhard, Mueller e Fassbinder.
Nel 1979 il progetto si concretizza ne Il Patalogo, annuario dello spettacolo che nei suoi primi dieci anni di vita ha rappresentato una guida anche per il mondo della televisione, del cinema e della lirica (mentre il teatro è arrivato al numero 32 nel 2009). Il Patalogo – il titolo scelto è un’allusione sottile per gli intenditori di Jarry – è la raccolta di tutti gli spettacoli prodotti nel corso della stagione, con brevi note degli artisti e una selezione della rassegna stampa, analisi e riflessioni sulla condizione e sull’evoluzione dello spettacolo. Una guida e un aiuto per gli addetti ai lavori, una mappa sulla quale orientarsi per cogliere le tendenze e le mode, non solo nazionali. Ciò che colpisce è come l’annuario sia stato concepito come uno spettacolo, ogni anno unico e irripetibile, riflettendo la performance dei Premi Ubu, attivi ancora oggi.

In un momento di forte crisi della lettura, prima che del libro stesso (anche se nel gennaio 2016 si è riscontrato un aumento delle vendite dei libri dell’1,6% rispetto all’anno precedente) la scelta di dedicare una mostra a una casa editrice chiusa può sembrare anacronistica. Eppure i motivi di interesse non mancano.
In precedenza altre case editrici, come la pionieristica Rosa e Ballo di Paolo Grassi, alla fine della seconda Guerra Mondiale, e successivamente Costa&Nolan e Gremese, hanno dedicato ampio spazio allo spettacolo, ma Ubulibri è stata la prima casa editrice italiana interamente dedicata a questo. È stata anche esemplare per la coerenza del progetto: come ha scritto Gianandrea Piccioli, è stata “la più curiosa, aggiornata e coerente nelle sue proposte”.
L’attività di una casa editrice come Ubulibri riafferma l’importanza della cultura dello spettacolo, che in Italia è stata molto trascurata. Infine, la catalogazione di una casa editrice mette in evidenza la funzione di testimonianza dell’oggetto libro. Oliviero Ponte di Pino ci racconta che “Il Patalogo, mentre mappava il presente e le sue tendenze, costruiva memoria e storia. Sono centinaia di articoli, saggi e interviste, migliaia di fotografie, migliaia di pagine, che raccontano dettagliatamente lo spettacolo di quegli anni. Per certi aspetti era un annuario, una forma abbastanza tradizionale, per altri anticipava alcune modalità produttive del web: il flusso che diventa archivio, il copiaincolla sistematico e i longreads dei saggi e delle inchieste, il collage maniacale di frammenti…”.
La Collezione di Teatro della Einaudi – che a suo tempo aveva ereditato molti dei titoli di Rosa e Ballo – ha preso il testimone e nel 2015 ha riproposto, con la sigla Einaudi-Ubulibri, tre titoli a suo tempo pubblicati da Ubulibri: due volumi dedicati a Bernhard, l’altro a Rafael Spregelburd, cui si è aggiunto nel 2016 un autore italiano come Antonio Tarantino. Quelle che per Franco Quadri erano entusiasmanti scoperte diventano classici contemporanei.

Giulia Alonzo