di Magdalena Barile
regia di Aldo Cassano
con Federico Manfredi, Emilia Scarpati Fanetti, Nicola Stravalaci, Debora Zuin
visto al Crt di Milano_19-28 febbraio 2016

Amleto, Ofelia, Gerturde e lo zio Claudio. Sono quattro i protagonisti della dark commedy portata in scena al Crt di Milano, in prima nazionale, dalla compagnia Animanera per la regia di Aldo Cassano. Autrice di questo omaggio shakespereano – siamo nel 400esimo anniversario dalla morte del genio inglese – è la drammaturga Magdalena Barile, non nuova alle collaborazioni con l’ensamble milanese, che catapulta la vicenda di Amleto in un’anonima cittadina della Brianza sullo sfondo di tangenziali, centri commerciali e lussuose villette borghesi. Di rientro da un periodo di studi all’estero, Amleto –  figlio di una famiglia più che benestante e disinteressato erede di un’azienda che produce armi – intende punire la madre e lo zio che hanno calpestato la morte del defunto padre risposandosi in un batter d’occhio. Frastornato dalle premure ossessive e ambigue della madre, dall’arrendevolezza dello zio e dal rapporto di amore-odio nei confronti della fidanzata Ofelia, Amleto vive la sua sete di vendetta tra momenti di noia e depressione, scatti d’ira e ribellione.
Disorientato da un universo valoriale in cui non si risconosce ma incapace di qualsiasi azione risolutiva, Amleto diviene lo spettro dell’inetto, un giovane in cui le pulsioni terroriste si fondono con sentimenti di tenerezza e la spinta eversiva e autodistruttiva si annullanno a vicenda. Nessuna tragedia è possibile, nessuna morte nè delitto, solo un rifugio nella follia o una convivenza sofferente all’insegna del quieto vivere.

Affiatata e brillante risulta nell’insieme la performance del quartetto – Federico Manfredi (Amleto), Emilia Scarpati Fanetti (Ofelia), Nicola Stravalci (lo zio Claudio), Debora Zuin (la madre Gertrude) – ma l’interpretazione, a tratti eccessivamente caricaturale e stereotipata, corre il rischio di rendere i dialoghi ripetitivi e poco autentici.
Lo spettacolo rivela tuttavia un coraggioso interesse per le contaminazioni e gli ibridismi: un anima ‘meticcia’ che è riscontrabile sia nella scelta dei registri linguistici, con forti escursioni tra le trivialità del linguaggio quotidiano e gli aulicismi di alcuni squarci poetici, ma anche nella scenografia e la concezione dello spazio. Fortemente evocativo e interattivo è l’ambiente multimediale immaginato e costruito da Valentina Tescari, in collaborazione con Francesco Aurilia, Tommaso Bigi e Martina Colli del corso di scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Brera e Matteo Massocco e Valeria Palermo per la parte video. L’universo sfacciatamente rassicurante e consumistico della signora Gertrude – la scintillante tavolata, le chaise longue in riva al mare, il salottino all’ultima moda – vengono minati dalle continue dissolvenze e visioni oniriche del tormentato Amleto.
Anche se non mancano passaggi bruschi o poco coesi, che rischiano di lasciare smarrito lo spettatore, Un altro Amleto si segnala nel complesso per originalità e freschezza; un ulteriore lavoro di sottrazione e sintesi conferirebbe forse allo spettacolo una maggiore coerenza ed efficacia.

Alessandra Cioccarelli