Quando raggiungiamo l’Alma Bar per l’intervista il caldo è così torrido da far pensare ai famosi orologi di Dalì. Perciò l’Alma Bar appare come una specie di miraggio a chi, come noi, ha passeggiato nel quartiere e ora cerca un po’ di refrigerio. Subito appare Marina, la co-proprietaria del bar, che si sposta da una parte all’altra dell’interno. È lei che ci invita, con una incredibile familiarità, a entrare e a prendere posto. Appena entrati, si ha la percezione di essere fuori dal tempo. I muri sono variamente colorati e alcune finestrelle circolari sembrano ricordare le costole delle navi. Marina ci raggiunge con spasso svelto e deciso, pronta per la nostra chiacchierata.

Da quanto conosci il quartiere Adriano? Fin dove arriva la tua memoria?

Io conosco questo quartiere da sempre: ci sono nata. Quando sono nata, però, non esisteva ancora. Oggi sorge su un’area divisa in due proprio da via Adriano. La parte che è stata costruita prima consisteva in cascine e campi ed è quella che si trova verso via san Mamete e via Trasimeno. La nuova parte invece sorge sull’area della ex Magneti Marelli. Passo qui spesso sia perché ci vivo sia perché, dal 2018, ci lavoro. Con mio fratello abbiamo risposto ad un bando comunale e abbiamo in gestione il chiosco che si trova nel giardino Franca Rame, collocato proprio dove sorgeva la ex Magneti Marelli.

Come è cambiato il quartiere negli ultimi anni?

È cambiato completamente. Nei ricordi, fin da quando ero bambina, c’erano solo campi e cascine. Andando a giocare o passeggiando mi ritrovavo proprio immersa nella natura. Spesso andavo a prendere mio padre quando usciva dalla Magneti Marelli – come lui, ci aveva lavorato gran parte della mia famiglia. Questo è un quartiere che è nato dal niente, quest’area prima si trovava infatti all’interno della zona che si chiamava Crescenzago. Il quartiere Adriano nasce a fine anni ’80. 

Come immagini il quartiere nel futuro?

Lo immagino come è adesso ma con servizi in più a favore degli abitanti del quartiere. Negli ultimi anni è stato fatto molto in questo senso. Questo è avvenuto in seguito alle richieste dei residenti, ma anche perché a partire dall’intensa campagna edilizia questo quartiere si sta popolando velocemente, tanto da essere diventato il quartiere più giovane di Milano per età media. Sono tante le famiglie con bambini e sono tanti i giovani che ci vivono e proprio per questo c’è bisogno che il quartiere risponda alle loro esigenze. In questo senso credo che ci sia bisogno di collegare di più i tanti servizi e le tante attività svolte dalle persone. Ci sono infatti tante iniziative, che però vengono poco sfruttate o magari sono poco conosciute da una parte dei residenti. Uno spazio che spero possa crescere ancora, ad esempio, è il polo Magnete, una bellissima struttura di recente costruzione che ospita attività culturali e che ad oggi non trovo sia completamente sfruttata.  Non tutti sanno esattamente cosa sia o come funzioni.

A quale luogo sei più legata all’intento del quartiere? Se dovessi pensare ad un posto non convenzionale dove fare uno spettacolo, quale sarebbe?

Sono molti i luoghi a cui sono legata e che riescono a riportarmi indietro nel tempo. Penso al Matitone, alla casa in cui abitavo da piccola in via Adriano angolo via del Ricordo. Penso anche ai parchi, alle cascine. Un altro luogo speciale è la chiesa in via san Mamete. Lì ancora si respira l’aria di una volta. Questa geografia è anche umana: sono tante le persone che hanno fatto parte del mio vissuto che ritrovo in quartiere. Persone che avevano un’attività quando ero piccola e che oggi incontro per strada e grazie ai quali mi ri-oriento nello spazio che cambia. Quanto allo spettacolo, io sono molto amante della natura. Lo farei su uno dei grandi alberi in Parco Adriano piuttosto che in uno dei punti a ridosso della Martesana.

Immagina di essere una regista che fra qualche anno deve iniziare il suo film proprio un’inquadratura sul quartiere di Adriano.  Come inizia il film?

La mia inquadratura si rivolgerebbe ai volti dei residenti di Adriano, dai bambini fino agli anziani, soffermandosi sulle loro espressioni e le loro emozioni. Questo quartiere ha un sacco di potenzialità: c’è veramente tanta collaborazione, tanto ascolto e tanto affiatamento tra le persone. Questo è una quartiere pieno di esperienze e vissuti diversi e questo è anche il suo pregio.

Camilla Jasna Grossi