In scena al GhePensiMi in occasione del Fringe di Milano, Climb è un percorso, una scalata alla ricerca del sé e dell’altro, oltre i preconcetti e il dolore della perdita. Lo spettacolo-concerto di Duane Forrest, canadese di origini giamaicane, è un’opera internazionale che da Toronto atterra nella capitale meneghina. L’ideatore dello show, uomo carismatico dalla forte presenza scenica, sfrutta musica e racconto per esplorare il proprio passato, accompagnandoci in un mosaico di situazioni complesse, sentimenti totalizzanti e relazioni morbose. Difficile definire l’identità artistica di Duane, che sorseggiando un cocktail fruttato e con un sorriso caldo e suadente commenta: «Non mi considero un attore. Semplicemente mi piace raccontare storie – così come mi piace cantare, suonare la chitarra o fare video».

E sono proprio le storie a diventare nucleo fondamentale di questo spettacolo: veniamo guidati nei meandri di una sofferenza intima e personale, quella di un uomo straordinariamente imperfetto. A un primo sguardo Duane potrebbe apparirci come il solito scapolo che fatica ad impegnarsi: più una donna gli si avvicina, più lui cerca di scappare; più lei si allontana, più lui si pente e realizza che quella era davvero «the apple of the tree». Eppure, dietro le divertenti e complesse dinamiche sentimentali che sottendono i racconti, si nasconde qualcosa di ben più profondo: la difficoltà di uscire dalle etichette convenzionali che stabiliscono la relazione tra l’uomo e il proprio mondo interiore.

Duane è un maschio, etero, cisgender, cresciuto all’interno di una comunità patriarcale con regole sociali molto rigide: gli uomini non parlano di sentimenti e non vanno in terapia, perché queste sono cose da donne. Ma attraverso l’amara esperienza del fallimento di un amore, questi codici iniziano a crollare e la vulnerabilità umana prende il sopravvento: è per Duane l’opportunità di ripensare al suo rapporto con le emozioni, con sé stesso e con gli altri, ma soprattutto con il genere maschile.

Dal Messico all’Italia, da New York a Kyoto, Duane parte all’avventura per una profonda e dolorosa crescita personale. Punto culminante di questo viaggio è Cuba, dove l’artista incontra otto uomini, un gruppo di amici legati da un amore fraterno e incondizionato, libero da etichette, una relazione che sfida ogni classificazione. Ed è proprio lì, su una spiaggia caraibica, in una notte stellata, che Duane riscopre il valore del rapporto umano: uno dei ragazzi, scomparso, viene trovato in ginocchio tra le onde, nel tentativo di togliersi la vita. I suoi amici gli corrono incontro, urlando a squarciagola quanto lo amano e quanto sono preoccupati per lui: «tu importas», dicono, «te amamos». Questo atto di affetto incondizionato, tanto puro quanto assoluto, permette a Duane di superare le proprie barriere culturali e di ripensare alle sue relazioni, ormai libero dagli stereotipi di genere a lui imposti.

L’atmosfera creata dalla narrazione è leggera e quasi distratta, come se spettatori e performer fossero riuniti attorno a un fuoco. Contribuisce a creare questo clima l’impiego della musica, che commenta, scandisce e attraversa i vari episodi della storia. I brani interpretati sono scritti dallo stesso Forrest, che li ha composti ripensando proprio agli incontri in giro per il mondo; sul palco, con lui, Benjamin Portzen alla tastiera e Jill McKenna al basso, silenti commentatori e divertiti complici del racconto.

Insieme, questi tre artisti guidano lo spettatore attraverso la lunga e dolorosa crescita personale che ha portato Duane a liberarsi dei propri vincoli sociali e culturali e a riflettere lucidamente sulla natura, talvolta tossica, delle sue relazioni. Una storia d’amore, una testimonianza, una ricerca di relazioni e sentimenti umani che l’artista condivide con il pubblico, esponendo in tal modo la sua vulnerabilità, o come direbbe Boris Nikitin, la sua vulner-ability, la sua capacità di affrontare le emozioni.

Claudio Favazza, Alessandro Stracuzzi


in copertina: foto di Davide Aiello

CLIMB
creator Duane Forrest
dramaturg Ins Choi
producer John McGowan
starring Duane Forrest

Contenuto scritto nell’ambito dell’osservatorio critico di FringeMI 2023