Chi non ha, nascosta da qualche parte, una scatola dei ricordi? Un involucro di latta o cartone che custodisce i tesori di un tempo? La foto della nonna da giovane, un album di figurine, il braccialetto del primo amore, un fiore essiccato tra le pagine del “libro della vita”: oggetti tangibili, riconducibili, alla sola vista, al ricordo immediato di quella sensazione, persona o vicenda. Nella scatola da cui attinge Naufragio ci sono una moka, una cheesecake, due sedie e un tavolo: oggetti di scena che sembrano fare da cornice alle vite raccontate dallo spettacolo.
La nuova creazione di Alessandro Businaro (classe 1993, diplomato alla Silvio d’Amico) ha debuttato negli ultimi giorni dell’anno al Teatro Dino Buzzati di Belluno, un’oasi nel panorama semi-desertico della regione Veneto che si tiene vivo grazie alla sensibilità e alla perseveranza della direttrice Daniela Nicosia. Prodotto da Tib Teatro, Naufragio vede gli altri componenti della compagnia Bus14 – ovvero Chiara Businaro, sorella di Alessandro, e Stefano Fortin – rispettivamente nel ruolo di assistente alla regia e di drammaturgo.

In scena due protagonisti senza nome – Lui, interpretato da Vassilij Gianmaria Mangheras, e Lei, resa da Grazia Capraro – giovani, ma senza età definita, con un passato condiviso rievocato attraverso gli oggetti di una vita che non esiste più. I due personaggi aprono la grande scatola dei ricordi e, attraverso parole e gesti, raccontano la loro storia che si fa spazio in un paesaggio sonoro (ideato da Dario Felli) segnato da elementi costanti: il rumore bianco della pioggia e la canzone In a Manner of Speaking dei Nouvelle Vague. Il lungo flashback di memorie, che dura tutto il tempo dello spettacolo, narra scene di vita quotidiana, dalla cucina di una casa in cui si prepara il caffè all’insinuarsi del mondo circostante fatto di orari, treni e impegni. La drammaturgia di Fortin descrive con tratti sottili – come entrasse in punta di piedi nell’intimità di coppia – la grammatica universale delle relazioni, tra feste di compleanno, litigi e traslochi. «Rendere pubblico ciò che nella vita dell’individuo c’è di più segreto, che contiene in sé un valore supremo che al mondo può apparire ridicolo, piccolo, una “miseria”. L’arte trae quella “miseria” alla luce del giorno»: le celebri parole di Kantor sembrano così risuonare in questo Naufragio, che segue la storia d’amore nelle sue ‘miserie’ fino alla tragedia (che non sveleremo). Proprio come il protagonista di Eternal Sunshine of the Spotless Mind di Kaufman – deciso a cancellare, accecato dal dolore, tutti i suoi ricordi – anche la protagonista di Naufragio comprende pian piano, insieme allo spettatore, che dimenticare significa lasciar morire. E che, al contrario, la memoria è una forma di vita.

foto: Alberto Bogo

La struttura dello spettacolo funziona come un gioco: ogni volta che si pronuncia la formula magica “la casa brucia” la scena ricomincia da capo e bisogna immaginare una situazione simile ma con declinazioni diverse. E così Lui e Lei si cambiano i ruoli, si rubano le parole e recitano uno la parte dell’altro a turno, tra passato, presente e futuro, mentre i due interpreti si destreggiano abilmente in un continuo gioco di entrata e di uscita dai personaggi. Il dispositivo registico, basato sulla reiterazione con variazioni, riesce a creare così in breve tempo una memoria condivisa dello spettacolo, un bagaglio di ricordi che pare condensare e raccogliere una vita intera. Il racconto – che sfugge alla consequenzialità logica e temporale – sembra evocare lo stato tra il sonno e la veglia, in cui gli episodi paiono allo stesso tempo reali ed evanescenti, e i personaggi hanno la natura sfuggente delle apparizioni. Intanto il suono della pioggia, materico e freddo, irrompe con fragore sul palco, arrivando a inondare la scena, spazzando via le fragili vite che l’hanno animata. Sapiente nei meccanismi e caldo nelle temperature emotive, Naufragio è un ottimo esempio di come la nuova generazione teatrale abbia molto da dire e percorra strade formali ed estetiche di grande complessità. Cosa manca? Un sistema teatrale abbastanza coraggioso da offrire possibilità, spazi e tempi per incontrare il pubblico.

Francesca Rigato


in copertina: foto di Alberto Bogo

NAUFRAGIO
produzione Tib Teatro
regia e ideazione Alessandro Businaro
drammaturgia Stefano Fortin
assistente alla regia Chiara Businaro
con Grazia Capraro e Vassilij Gianmaria Mangheras
suono Dario Felli
tecnico luci e suono Francesco Manzoni