“The greatest thing you’ll ever learn is just to love and to be loved in return” : il verso della canzone Nature boy, cantata dal vivo in uno dei momenti più intensi di Venere Nemica, può essere eletto a epigrafe e compendio dell’intero spettacolo scritto e interpretato da Drusilla Foer. L’alter ego del senese Gianluca Gori, dopo una lunga ed eclettica carriera d’artista, è ormai un fenomeno del web e un’icona ben riconoscibile, apprezzata da un pubblico eterogeneo per lo stile ironico, le movenze eleganti, i lunghi capelli platino.

Nel precedente Eleganzissima aveva già dimostrato le sue doti di interprete, ma qui la formula del recital si trasforma e si arricchisce di fonti classiche e citazioni colte, mescolate a gustose derive pop. Per prima, già indicata nel sottotitolo, la favola di Amore e Psiche dalle Metamorfosi di Apuleio, testo tardo-antico complesso e di difficile definizione, non teatrale ma in un certo senso archetipo del moderno romanzo. Raramente trasposto sulle scene, ne resta memorabile l’adattamento Lucio o l’Asino firmato nel 1994 da Ida Omboni e dal compianto Paolo Poli.

Le Metamorfosi, e in particolare la favola di Amore e Psiche, sono una splendida allegoria del viaggio dell’uomo verso la consapevolezza di sé attraverso dolorose prove, delusioni e disavventure mentre sullo sfondo aleggia la sapienza greca filtrata dalla formula eschilea del pathei mathos, ossia sostanzialmente “sapere è soffrire.
Se già Poli aveva modificato radicalmente il testo, Drusilla alza la posta impersonando direttamente la madre di Eros/Amore, cioè Afrodite/Venere. Affiancata da una spiritosa cameriera (Elena Talenti), che le versa champagne in continuazione, la dea della bellezza si proclama inizialmente insoddisfatta, annoiata ed estranea al sentimento dell’amore che pure le si attribuisce nel culto (“un contentino”, lo definisce sprezzante). Prosegue brillantemente lamentandosi della sua condizione, della schiuma del mare da cui è nata, della salsedine e dei suoi effetti collaterali (le doppie punte!), dei parenti terribili (gli dei dell’Olimpo frivoli, fatui e vendicativi che le attaccano il telefono in faccia).

Ma sotto l’ironia di Drusilla c’è una riflessione profonda e talvolta amara sul sentimento “che acceca uomini e dèi, rovinando loro la vita”; ci sono intensi pezzi musicali come Lascia ch’io pianga o Bye Bye Baby (omaggio a Marilyn, vera Venere in terra), battute ciniche sulla fede (“se c’è una cosa che un dio detesta è non essere creduto!”, mentre una nuova religione trionfa con un’invenzione geniale: “il senso di colpa!”). Assistiamo così, divertiti e commossi, a una metamorfosi della stessa Venere che prima odia Psiche come rivale, poi come amante del figlio Eros, infine ammette di esserle suo malgrado riconoscente: grazie a lei ha scoperto la maternità e imparato ad amare qualcuno oltre a se stessa. Al termine del percorso, e dello spettacolo, è inevitabile – per lei come per noi – riconoscere che l’imperfezione e la fragilità umana sono in realtà una ricchezza, e che la più grande conquista è accettarsi per quel che si è, come conclude l’emozionante canzone finale: I am what I am (Gloria Gaynor). Applausi a scena aperta.

Martina Treu


Venere nemica

da Amore e Psiche di Apuleio
Di e con Drusilla Foer
Regia di Dimitri Milopulos
Direzione artistica: Franco Godi

Visto a Milano _ Teatro Leonardo il 16 gennaio 2020