Questo numero monografico raccoglie gli interventi delle giornate del convegno internazionale Shakespeare nei labirinti del contemporaneo, organizzato presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Milano dal 28 al 30 marzo 2012.

In quella sede abbiamo voluto prendere in considerazione l’influsso molteplice di William Shakespeare sulla cultura contemporanea, con un taglio interdisciplinare che teneva conto della presenza di Shakespeare nel teatro, nel cinema e alla televisione, nelle letterature europee ed extraeuropee. Sulla base di approcci critici che si avvalgono sia della lunga e consolidata tradizione di studi shakespeariani, sia degli studi sul contemporaneo, che vedono i testi shakespeariani dialogare con la cultura popolare e i media più avanzati, abbiamo cercato di delineare un quadro in cui il pieno recupero di uno Shakespeare ‘nostro contemporaneo’ è fonte inesauribile di ispirazione, rielaborazione, manipolazione, appropriazione, ricodificazione, ben al di là del contesto culturale britannico.

Alla composizione di questo quadro hanno contribuito voci a tutti note, tra cui vorremmo ricordare quelle di Thomas Cartelli, l’autore di Repositioning Shakespeare. National Formations, Postcolonial Appropriations (1999) e di Carla Dente, fino allo scorso anno Presidente di Iasems, Italian Association of Early Modern Studies. Appoggiati da un nutrito numero di colleghi e di colleghe del nostro ateneo, provenienti dal Dipartimento di Scienze del linguaggio, ma anche da quello di Mediazione linguistica e culturale, abbiamo potuto inoltre contare sulla presenza attiva di studiosi e studiose autorevoli delle università di Bergamo, Bologna, Ferrara, Napoli “L’Orientale”, Pisa, Roma 3.

Sul versante squisitamente teatrale e su quello didattico-traduttologico, il dibattito si è articolato soprattutto in due tavole rotonde, coordinate rispettivamente da Mariacristina Cavecchi e Alessandra Marzola, che fanno parte integrante anche di questo volume, a testimonianza della vivacità con cui la cultura milanese si confronta ancora oggi con le opere di Shakespeare. Né vogliamo dimenticare il contributo di Fabio Cavalli, l’autore di una straordinaria messinscena del Giulio Cesare con la compagnia del carcere di Rebibbia, poi ripresa dai fratelli Taviani nel film Cesare deve morire. D’altra parte, proprio mentre il convegno aveva luogo, sul palcoscenico del Piccolo Teatro di Milano debuttava il Giulio Cesare per la regia di Carmelo Rifici, anch’egli presente al convegno e in queste pagine.

L’insegnamento di Storia del teatro inglese presso l’Università degli Studi di Milano, nato come disciplina autonoma nell’ambito dell’anglistica per impulso di Anna Anzi, che ne è stata a lungo titolare, vanta una gloriosa tradizione, che risale almeno agli anni ’60 del Novecento, all’alto magistero di Agostino Lombardo e poi di Nemi D’Agostino, e alla collaborazione tra il nostro ateneo e il Piccolo Teatro di Giorgio Strehler. A questa tradizione abbiamo voluto ricollegarci con un impegno condiviso, sviluppato nel convegno di Milano, e ribadito nella preparazione di questo numero monografico. Abbiamo avuto così conferma che in tutte le sue metamorfosi e interpretazioni Shakespeare continua a essere una guida e un’esperienza preziosa da sviluppare a scuola e all’università, da rintracciare al cinema e alla televisione, da verificare nelle traduzioni, da rinnovare ogni volta a teatro.
Se la nostra contemporaneità assomiglia tanto a un labirinto insidioso, Shakespeare continua a tessere il filo del suo linguaggio teatrale, per indicare a ognuno di noi un percorso praticabile, una possibile via di salvezza, che ci consenta di sfuggire all’agguato del Minotauro.

Carlo Pagetti e Mariacristina Cavecchi