«Per poter discernere determinate cose è necessario un certo grado di cecità. È questo, forse, il tocco dell’artista. Qualunque uomo può sapere più di lui e ragionare con sicurezza, secondo verità. Ma proprio quelle determinate cose sfuggono alla luce accesa. Al buio diventano fosforescenti» scrive Clarice Lispector in Vicino al cuore selvaggio, investendo l’artista del potere dell’animale notturno di vedere al buio. È, quindi, compito dell’arte quello di illuminare le aree oscure della società contemporanea? Come si può riportare in auge termini svuotati di significato, o concetti ormai privi di profondità come comunità, collettivo, arte, rito, rivoluzione e contaminazione?
Il festival La T3E Giorni – dal 14 al 16 giugno sull’Appennino bolognese a Monteacuto Ragazza – ha provato a contrastare la fugacità consumistica che a volte avvelena lo spettacolo dal vivo, trasformandolo in una bulimica sommatoria di eventi “mordi e fuggi”. Senza un direttore artistico, ma con una direzione partecipata, senza capi, ma con tanti referenti per ogni settore (palchi, artisti, cambusa), La T3E Giorni si caratterizza per una pratica completamente orizzontale.
La vera particolarità del Festival, come talvolta accade, è dunque l’organizzazione: l’Associazione culturale Il Casale ha sede in una grande e vecchia casa di campagna circondata da prati e boschi – l’indirizzo è Grizzana Morandi, un comune in provincia di Bologna vicino a quello dove è avvenuta La T3E Giorni – che viene affittata e abitata da alcuni membri del collettivo. L’Associazione è nata nel 2019 dall’esigenza pratica «di trovare un posto dove poter regalare, a noi e agli altri, una sala prove per dare vita ai propri spettacoli» raccontano Ermanno Pingitore e Claudia Russo, parte della grande “truppa” del Casale e della Compagnia Usine Baug. La possibilità di fruire di un luogo e di un tempo gratuiti per la creazione, per il gruppo, si traduce in una diminuzione delle dinamiche di potere e capitalizzazione che dall’atto dell’ideazione conducono fino alla produzione artistica. Dal desiderio di una sala prove, all’organizzazione di festival, feste, convegni, proiezioni di film o spettacoli, il passo è stato breve: in cinque anni Il Casale si è ingrandito, soprattutto per quanto riguarda le persone che ne fanno parte, crescendo in modo esponenziale, dando vita a una comunità di artisti sempre più ampia ed eterogenea.
Gli spazi della pro loco di Monteacuto Ragazza sono stati disseminati per La T3E Giorni di tappeti colorati, lucine, sdraio, tavoli e ballini di fieno, trasformandosi in una vera e propria fucina culturale. Alcuni cartelli scritti a mano permettono agli avventori di orientarsi tra palchi, bar, area tende e, tra questi, uno recita: “Evento pubblico”. Ma una chitarra, appoggiata di fianco, copre la lettera “e” trasformando la scritta in “vento pubblico” e arrivando ad indicare così non più un luogo, ma un’attesa aria di cambiamento.
La T3E Giorni è solo una delle proposte culturali che Il Casale offre al territorio e, per la sua realizzazione, una giuria partecipata ha selezionato spettacoli, concerti e performance, formando il fitto programma che abbraccia tutti i linguaggi dell’arte dal vivo. La sfida più ampia è quella di provare a cambiare il sistema dall’interno, utilizzandone però gli strumenti: per questo l’Associazione finanzia il festival attraverso il sostegno di bandi, i cui proventi vengono utilizzati per costruire una rete generazionale, e per tutelare gli «spazi informali, spontanei e di indipendenza», afferma Stefano Rocco, altro membro di Usine Baug. Così tra concerti ed eventi di vario genere si riconoscono nel programma anche compagnie e artisti come Ctrl+Alt+Canc, Baladam B-side, Landi-Mignemi-Paris, Alice Sinigaglia e Matteo Gatta, che condividono con gli artisti del Casale anche una comune progettualità per la tutela degli spazi teatrali informali (da Z.I.A. a Milano al festival spezzino Tutta la vita davanti).
La visione trasversale del programma de La T3E Giorni è infatti anche, inevitabilmente, uno sguardo su un’intera generazione teatrale under 35. Tra le molte caratteristiche comuni, si può riscontrare con nettezza la volontà e il talento nel mescolare e ibridare i linguaggi: si pensi alla postura eclettica e difficilmente inquadrabile di Concerto fetido su quattro zampe (ne abbiamo parlato su questa rivista qui) oppure a Urla dal confine degli Osso Sacro, una performance-concerto che unisce le narrazioni orali e sonore del territorio sannita a una struttura da concept-album. Anche Witch is, di Virginia Landi, con Eleonora Paris, Cristiana Tramparulo e Giorgia Iolanda Barsotti, si colloca nel medesimo solco. Qui le streghe del titolo sono una girl band di successo, e le loro formule magiche prendono i connotati di un possibile tormentone dell’estate. «Parliamo di fiabe / non di realtà. / Ma se vi dicessi che la storia vera / supera la fantasia in crudeltà?».
Dalla fiaba alla realtà, da un tempo antico al presente, il testo scritto da Francesca Mignemi spazia tra prosa, filastrocche e canzoni (musicate da Andrea Centonza) e crea un cortocircuito tra la storia delle streghe e una riflessione sulla donna oggi. Tra una risata e un affondo, la drammaturgia mette in luce con chiarezza chirurgica come la narrazione della figura femminile sia (stata) sistematicamente inventata, costruita e dettata da altri, per lo più uomini potenti. E la stregoneria, allora? Semplicemente ciò che esce dagli schemi o dalle etichette, e per questo non viene compreso. L’autrice, attraverso le potenti e pervasive formule della fiaba (“il principe azzurro”, “la più bella del reame”) scava attraverso gli schemi educativi e di immaginario che ancora influenzano l’oggi e determinano comportamenti, estetiche e ideali. «Perché non ci presentiamo nella nostra verità? […] di che cosa abbiamo paura?» si chiedeva, nel 2009, alla fine del documentario Il corpo delle donne Lorella Zanardo. Oggi Witch is ci pone le stesse domande: e se una possibile risposta risiedesse proprio nell’accettare ciò che sempre è stato rifiutato? «Non sono una strega. / Ma vorrei esserlo» recitano i versi finali, portati via dal vento. Il rito si è concluso: rimane la paura di averne fatto parte e la voglia di crearne uno nuovo, non più il culto del perfetto, ma quello del vero.
Non sfugge, pur nel clima disteso e gioioso del festival, una nota amara che emerge dalle narrazioni delle artiste e degli artisti: l’occhio lucido e disincantato di chi osserva una società ormai in distruzione, che non pare più possibile rimettere in sesto. A tratti La T3E Giorni sembra quasi prendere i connotati di un saluto rituale prima di abbandonare un passato probabilmente concluso, un ultimo canto d’addio prima della partenza.
Francesca Rigato
in copertina: foto di EMM – Erica Mela Magagnato
WITCH IS
un progetto di Landi/Mignemi/Paris
drammaturgia Francesca Mignemi
regia Virginia Landi
costumi Rossana Gea Cavallo
musiche e disegno sonoro Andrea Centonza
luci Laura De Bernardis
audio Brando Nencini
con Giorgia Iolanda Barsotti, Eleonora Paris, Cristiana Tramparulo
produzione Il Teatro delle Donne