Morti ammazzati. Non esiste un’altra verità a spiegare quanto avvenne il 18 marzo 1978 a due giovani del Casoretto, zona Lambrate di Milano, che furono giustiziati da ignoti mentre rincasavano per cena un sabato sera. Erano i mesi del rapimento Moro e morire per delle idee era cosa frequente. Dopo il clamore, le indagini e le teorie cospirative, nel 2000 la marea giudiziaria si è ritirata con un niente di fatto: il processo per le morti di Fausto e Iaio – all’anagrafe Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci – è stato archiviato. Ai parenti, agli amici, alla cittadinanza l’onere di commemorare.
Viva l’Italia. Le morti di Fausto e Iaio, scritto da Roberto Scarpetti e diretto da Cesar Brie, è appunto una rievocazione accorata di quegli eventi. Per capire il legame tra il regista argentino – fuggito dalla dittatura di Videla e compagni in madrepatria e attivo all’epoca dei fatti presso il centro sociale Isola a Milano – e questa tragica postilla di storia italiana, vengono in aiuto le parole di Danila Angeli, la madre di Fausto: “Noi per lo stato siamo vittime invisibili, che non vuole proprio vedere. E io mi sento come una madre argentina e Fausto e Iaio dei desaparecidos.” Ecco allora che la vicenda di cronaca acquista i contorni più universali dell’ingiustizia insoluta, diventa l’emblema di un’iniquità inammissibile agli occhi dello spettatore e ne acuisce il desiderio di verità, di classificazione, di giustizia. Scarpetti e Brie tentano di rischiarare questo buco nero e sottopongono all’attenzione del pubblico le diverse ipotesi che sono gravitate intorno al caso, privilegiando soprattutto quella di stampo politico: gli esecutori apparterrebbero infatti a gruppi dell’estrema destra romana (la brigata Franco Anselmi) collusi con la malavita da un lato (la banda della Magliana, i mercanti della droga di Milano) e, dall’altro, strumento prezioso nelle mani dei servizi segreti durante la strategia del terrore.
La narrazione procede attraverso i protagonisti stessi della vicenda: Fausto, Angela, la madre di Iaio, Salvo Meli, il commissario della Digos che si occupò del caso, Mauro Brutto, giornalista dell’Unità ucciso mentre indagava sulla vicenda e persino uno degli assassini, Giorgio (nome di fantasia che forse fa riferimento a Giorgio Vale, esponente dei NAR, i gruppi armati rivoluzionari) ricostruiscono, per lo più monologicamente, quanto accaduto. Si tratta di finzione, avverte una delle immagini che vengono proiettate sullo sfondo bianco della scenografia, ma di una finzione che impugna la realtà e la interroga, la costringe a piegarsi alla costruzione teatrale per consegnarla vibrante di sdegno, di tragicità, di commozione al pubblico in sala. Brie non si dilunga in espedienti scenografici o tecnici ma va dritto al sodo, indirizzando i cinque attori presenti sul palco verso una recitazione energica, fatta di ritmo e di una caratterizzazione accentuata dei personaggi, a cui fa affiancare un uso sapiente della fisicità e della trasposizione degli elementi scenici.
Si può raccontare con poco: la consistenza della materia è sufficiente ad imprimere concretezza a tutto ciò che di simbolico o surreale accade sul palco. Il rischio di una tematica così emotiva si annida semmai nella facile deriva verso il retorico/patetico; Viva l’Italia riesce però ad eludere questo pericolo quasi totalmente, a dispetto di quanto poteva far supporre il titolo smaccatamente sarcastico, impostandosi sui binari di un’amara presa di coscienza delle responsabilità storiche e politiche. Lo spettacolo di Brie, cui fa corredo nel foyer dell’Elfo-Puccini anche una breve mostra di documenti e materiali relativi alla vicenda dei due ragazzi, aderisce a un’istanza civica prima che politica: ravvivando la consapevolezza storica della comunità e impedendo che le impronte del suo cammino vadano smarrite, adempie in maniera attiva a uno dei ruoli cardine della società civile.
Corrado Rovida
Viva l’Italia. Le morti di Fausto e Iaio
di Roberto Scarpetti
regia di César Brie
visto al Teatro Elfo Puccini di Milano_ 18 marzo-14 aprile 2013
in replica 22 febbraio-18 marzo 2018