All’incrocio tra stand-up comedy e monologo tragico, tra Phoebe Waller-Bridge e Sarah Kane, A. L. D. S. T., acronimo di Al limite dello sputtanamento totale, di Viola Marietti è il racconto di una giovane donna che, confessando il disastro della propria vita, dà voce alla frustrazione dei millennialsGrazie a una recitazione coinvolgente e autoironica, entriamo agevolmente nel mondo della protagonista e conosciamo i membri della sua famiglia, a cui l’attrice dà vita sulla scena tramite un abile gioco di modulazione vocale e gestuale: i due genitori famosi, egoriferiti, nostalgici rievocatori della propria giovinezza di successi, «protocapitalisti radical chic»; due sorelle nate con la chiave della realizzazione in tasca, l’una madre di famiglia, l’altra protagonista di una brillante carriera all’estero; una nonna centenaria.
È a questo ambiente familiare laico e borghese, in cui ha trascorso un’infanzia «troppo felice» nutrita da illusioni disneyane puntualmente disattese dalla realtà, che la protagonista attribuisce l’origine del fallimento. Resta così immobilizzata tra tentativi di autoassoluzione e un radicato senso di sconfitta, nell’attesa vana che un impulso alla vita le provenga dall’esterno. 

Il pubblico, in un duplice sentimento, prima la compatisce e poi empatizza con lei, immedesimandosi nella sua vicenda privata che porta i segni di un disagio generazionale. Il monologo dell’attrice, infatti, tematizza una questione sociale e politica d’attualità, prendendo in carico la difficoltà diffusa tra i giovani adulti, che devono fare i conti con una realtà ben più accidentata e disorientante rispetto a quella vissuta dai propri genitori alla stessa età. Se quelli avevano fiducia in un futuro dai risvolti potenzialmente luminosi ed erano rassicurati dal percorrere un itinerario biografico abbastanza prestabilito, per i giovani d’oggi tutto sembra da riscrivere. Sta forse nello scarto con il modello interpretato e rivendicato dai genitori l’impasse che frena i giovani nella definizione della propria vita.

I clichés della “prolungata adolescenza” in cui è bloccata la nostra sgangherata eroina ci sono tutti: conversazioni in bagno con amori distanti, amiche immaginarie, poesie scritte di getto sul telefono, hangover micidiali, sistematici complessi di inferiorità, invidie, autocommiserazione a manetta. Eppure, la scrittura di Viola Marietti è fresca e avvincente. Con una lingua tagliente impastata di slang milanese e nicotina, l’attrice restituisce, lucida e caustica, una condizione di stallo in cui essere giovane sembra un «gioco di ruolo», «in attesa di una sostituta» che sappia cosa significhi essere adulta, e, possibilmente, lo diventi al posto suo. Contro ogni pronostico, lo spettacolo resta «al limite dello sputtanamento totale», e nel finale germoglia una possibilità di rinascita, si schiude un nuovo inizio all’insegna della consapevolezza che quel disagio esistenziale non esclude la vita, ma la può attraversare («non è meno vita se sei infelice»). E, soprattutto, la può raccontare.

Lucia Lomazzo, Ginevra Portalupi Papa


in copertina: foto di Davide Aiello

A.L.D.S.T. AL LIMITE DELLO SPUTTANAMENTO TOTALE
di e con Viola Marietti
regia Viola Marietti e Matteo Gatta (Tristeza Ensemble)
dramaturg Gabriele Gerets Albanese
una produzione Tristeza Ensemble e mismaonda

Contenuto scritto nell’ambito dell’osservatorio critico di FringeMI 2023