Il 25 luglio, nel cortile del Carcere di Volterra si è tenuta una sessione di lavoro di Rete critica, all’interno del programma del XXVIII festival VolterraTeatro, il cui tema conduttore è stato la ferita. Un tema coraggioso, scelto come conseguenza della tragedia dei crolli delle mura medievali della città che ha segnato gli animi dei cittadini. Una ferita dalla quale si può e si deve ripartire, per un processo di palingenesi personale e collettiva, che trasforma la sofferenza nel bello.
L’evento principale del festival è stato “La ferita / Logos-Rapsodia per Volterra“, manifestazione di teatro collettivo (FOTO) che, come per il progetto “Mercuzio non vuole morire” di due anni fa, ha visto un’intera città mettersi in scena: i cittadini si sono legati con 20km di stoffa rossa ai principali luoghi simbolici di Volterra: l’agorà, le mura crollate e il Teatro Romano, creando un laboratorio teatrale en plein air che ha legato idealmente i fili della memoria, del dolore e della ricostruzione.
In occasione del festival, sotto gli alberi dello Spazio Dalì, ha preso forma una sessione di lavoro di Rete Critica, il circuito che raccoglie diverse decine di siti e blog che si occupano di teatro, tra cui Stratagemmi. In occasione dell’incontro è stata lanciata la quarta edizione del Premio Rete Critica ed è nato il blog della Rete .
Pubblichiamo qui l’intervento di Stratagemmi alla sessione di lavoro di Volterra, curato per l’occasione da Arianna Bianchi e Corrado Rovida.
Come Stratagemmi, abbiamo avuto in questi anni una prospettiva privilegiata di osservazione su Milano; e proprio partendo dall’analisi del territorio milanese, vorremmo porre alcune questioni sul ruolo che potrebbe avere Rete Critica nel mappare alcune realtà teatrali.
La Milano di questi ultimi anni è riuscita a rendere stabili esperienze teatrali molto significative.
Da quelle più istituzionali – come i due multisala Elfo e Franco Parenti – che hanno lavorato sull’intersezione di pubblici, ottenendo un allargamento significativo della base di spettatori, ad esperienze indipendenti che hanno segnato un’importante apertura alle realtà meno conosciute.
Tra queste, ci piacerebbe dedicare qualche parola all’esperienza di IT Festival che ha rappresentato, a nostro avviso, un unicum per diversi motivi:
– trasversalità delle proposte
– orizzontalità dell’organizzazione
– capacità di coinvolgimento del pubblico (in particolari i numeri fanno riflettere in un momento in cui realtà teatrali ben più note e longeve si pongono il problema della formazione del nuovo pubblico – e ottengono, non di rado, risultati meno significativi)
Si tratta dunque di una manifestazione che possiamo per certi versi considerare parallela e corrispondente a rete Critica:
– anche in questo caso i siti che partecipano alla Rete intendono mettere in sinergia le proprie differenze di sguardo (si punta cioè su una trasversalità degli approcci critici).
– si intende portare avanti proposte che possano essere gestite e organizzate orizzontalmente – o da comitati;
– si punta a riacquisire un rapporto più diretto e proficuo con il pubblico dei lettori.
Crediamo che la critica oggi debba farsi carico di identificare, seguire e sostenere esperienze come queste: esperienze, cioè, che si facciano carico (magari in modo magmatico, non ancora sistematizzato) di portare nuova linfa al sistema teatrale e di aggirarne i meccanismi più stantii.
Ognuna delle nostre testate, in modo spontaneo, cerca di rendere conto di ciò che succede in questo senso nelle nostre città: lo facciamo pubblicamente (con articoli) e privatamente, aggiornandoci tra noi sulle realtà che seguiamo in prima persona.
Ma perché non valorizzare ulteriormente la nostra dispersione geografica? Perché non rendere stabile una mappatura ragionata dell’esistente?
Accanto al Premio Rete Critica, vorremmo dunque proporre un vera e propria operazione di mappatura, un appuntamento di organica informazione reciproca.
Ogni testata, crediamo, potrebbe farsi carico della segnalazione di un realtà che, a livello locale, porti avanti con efficacia esperienze come quella che abbiamo prima citato: non tanto (o non solo) eccellenze dal punto di vista artistico (di quello si occupa il premio) ma la ricognizione di quelle realtà locali che parallelamente svolgono un lavoro di ripensamento del sistema.
La geografia che ne otterremmo sarebbe una nuova cartina geografica, da divulgare il più possibile.