I sociologi e gli economisti, da qualche tempo, utilizzano il concetto di ‘biocapitalismo’: cioè il sistema economico che dilaga nelle vite, cambiandone radicalmente i connotati relazionali e culturali. In questo contesto sfuggente e in continua trasformazione, il rapporto con la natura – questione che da sempre affascina e sollecita gli artisti a interrogarsi – si riconfigura e chiede di essere guardato con altri occhi.
A questo tema si è ispirato il complesso progetto Wakening the Sleeping Beauty, esito di un lungo processo di creazione contaminata tra diversi ambiti presentato per la prima volta nello spazio di BASE lo scorso 25 maggio: in scena 50 danzatori studenti di DanceHaus, 27 scenografi e 4 sound designer di IED. Un vero e proprio laboratorio creativo, che ha dato origine a una performance plurale (la regia e la supervisione artistica sono di Susanna Beltrami): movimenti, spazio e suono entrano in relazione sinergica per provare a raccontare l’alterno, combattuto e cangiante rapporto tra corpo umano e natura. Nei circa trenta minuti di performance lo spettatore non viene messo davanti a un vero e proprio racconto, né tanto meno a una ‘tesi’: a invadere lo spazio e le menti è piuttosto un’esplosione di immagini in continua trasformazione, che cominciano da quadri di natura quasi figurativa (una scolaresca sui banchi, che improvvisamente rompe le righe) per virare verso momenti installativi e dinamici più astratti, che sembrano quasi richiamare certa arte africana.
Allo stesso modo, l’apparato scenografico accosta elementi tratti da quotidiano (sedie e bottiglie di plastica vuote, come a evocare la sistematica sopraffazione dell’uomo sul paesaggio), a creazioni anti-naturalistiche (come alcune teste totemiche, che paiono al contrario testimoniare l’inevitabile rivalsa della natura sull’uomo). E se è possibile leggere, tra le righe, un percorso di allontanamento e poi di ricongiunzione tra uomo e natura, a dominare il viaggio è una dilagante energia nella quale sembra di poter leggere la chiave interpretativa della performance: a partire dalla potenza dinamica dei corpi, e della sua bellezza senza tempo, è possibile ritrovare un rapporto non mediato – e infinitamente meno utilitaristico – con quella natura che tentiamo invano di chiudere dentro la plastica.
Miriam Gaudio
Wakening the Sleeping Beauty
di DanceHaus Susanna Beltrami e IED Milano
Visto a BASE Milano_25 maggio 2017
*Questo contenuto è nato nell’ambito di MilanOltreView: l’osservatorio critico che ha preso le mosse nell’ambito di MilanOltre 2016 e che ha seguito nella stagione 2016/2017 alcune proposte di danza contemporanea