Queste sono le parole con cui Pieter Scholten rompe il ghiaccio in occasione della conferenza danzata con cui si apre la 37a edizione del festival MilanOltre, inaugurando così un viaggio che durerà per ben tre serate all’interno dell’Elfo Puccini. Direttamente da Amsterdam Pieter Scholten e Emio Greco ci trasportano, con la compagnia ICK, nel loro universo artistico e creativo attraverso gli spettacoli WE, the BREATH, visto in prima nazionale, e Rocco, pezzo storico della compagnia.
In un mondo che rimane senza fiato per la velocità e la fretta, l’idea che muove WE, the BREATH è quella di cercare sollievo, dilazione, aria, di sospendere le cose per lasciare spazio a un non sapere. Creiamo un respiro profondo e lo tratteniamo. Si respira, si trattiene, e si rilascia. Un movimento di aria ci porta verso un rituale di apertura che ci conduce verso l’altro, per dare il benvenuto a un nuovo giorno, a una nuova era.
Il pubblico, quando entra in sala si trova di fronte a un palco aperto: i performer sono già pronti e, mentre aspettano l’inizio vero e proprio dello spettacolo, danzano energicamente come se fossero in un loop, aumentando progressivamente la velocità del movimento. Da qui l’opera può avere “ufficialmente” inizio. Si sente il suono di un battito cardiaco che rimarrà come sottofondo per l’intera durata dello spettacolo, mescolandosi a una tracklist molto varia: una musica corale che rimanda quasi a un canto religioso, la musica pop commerciale, I Feel Love di Donna Summer e infine anche il rap di Eminem. Tra tutte la celebre canzone Without Me cattura l’attenzione dello spettatore, grazie alle voci in accumulazione dei danzatori, che inizialmente bisbigliano per poi cantare ad alta voce la canzone. In particolare la frase «So Everybody just follow me» viene ripetuta innumerevoli volte, come a suggerire agli spettatori di diventare un tutt’uno con la performance. Il rap, dunque, come una sorta di filo rosso che, con il suo alto livello di difficoltà fisica, approfondisce il ragionamento sulla respirazione: la concentrazione, il giusto timing, la capacità di pronunciare determinate parole in un breve lasso di tempo.
I performer poi scendono in platea, si avvicinano al pubblico quasi volessero far sentire ancor più forte il proprio respiro o forse è un tentativo, che ai primi approcci fallisce, di uscire dalla propria bolla. I danzatori in una prima fase sembrano infatti spaventarsi al contatto con l’altro, solo con procedere del lavoro acquistano la sicurezza necessaria per rimanere in platea, dove, al raggiungimento della massima intensità del movimento, si spengono le luci e si chiude lo spettacolo. Nell’oscurità riecheggia solo il rapido respirare dei danzatori insieme a quello più calmo del pubblico.
Di fronte a un palco aperto si trovano anche gli spettatori di Rocco, lavoro in cui Emio Greco e Pieter Scholten prendono spunto proprio dallo storico film Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti. Qui al posto del palcoscenico però troviamo un vero e proprio ring — attorno al quale sono disposti gli spettatori — immerso in una nube di fumo prodotto dalle sigarette che due danzatrici consumano ininterrottamente fino all’inizio dello spettacolo. Il primo round è scandito da un conto alla rovescia e da un gong che tornerà per tutta l’opera, la cui funzione è quella di scandire le sessioni di “combattimento”. I danzatori, due donne in una prima fase e poi due uomini, con il viso coperto e una maschera da topolino, alternano sul ring serrati corpo a corpo. Una lotta dura e sofferta, quasi un combattimento per la sopravvivenza, quasi un combattimento contro una parte di sé stessi. Qua e là si colgono riferimenti diretti al film di Visconti: le mani che tengono aperta la bocca del rivale, mostrando denti e gengive, l’interruzione del round con la canzone Parole nella versione in francese di Alain Delon, cantata da una delle danzatrici.
E poi di nuovo i danzatori giocano con il pubblico, si attaccano senza toccarsi realmente e cadono al centro della sala, illuminati da un occhio di bue, che si aprirà lentamente nel corso della lotta. Ecco l’ultimo conto alla rovescia, il round finale: un urlo, un movimento, una strisciata lungo il bordo del ring, il ritorno lento al centro verso la luce che fa da contorno, un giro lento attorno alla luce, un ultimo sguardo attento tra i danzatori e buio.
Luca Filoscia
Conferenza Danzata: The Body in Revolt
Coreografia e Direzione Emio Greco e Pieter C. Scholten
con la partecipazione di Suzan Tunca
Interpreti Vivaio, junior company di PORTA D’ORIENTE/Serra di Danza Matteo Almici, Giacomo De Luca, Lorenza Mangione, Lucia Mosaico, Chiara Pecoraro e Claudia Sarcinella
Supervisione Victor Callens
Costumi Clifford Portier
Produzione ICK Dans Amsterdam e Serra di Danza
WE, the BREATH
Coreografia e Direzione Emio Greco e Pieter C. Scholten
Interpreti Jordaine Lincoln, Sixtine Biron, Denis Bruno, Dennis van Herpen, Hiroki
Nunogaki, Victor Swank
E con la partecipazione dei performer del Vivaio, junior company di PORTA
D’ORIENTE/Serra di Danza Matteo Almici, Giacomo De Luca, Lorenza Mangione, Lucia Mosaico, Chiara Pecoraro e Claudia Sarcinella
Costumi Clifford Portier
Luci Henk Danner
Produzione ICK Dans Amsterdam
Ph © Alwin Poiana
ROCCO
Coreografia e Direzione Emio Greco e Pieter C. Scholten
Interpreti Jordaine Lincoln, Sixtine Biron, Denis Bruno, Dennis van Herpen costumi Clifford Portier
Disegno luci Paul Beumer e Pieter C. Scholten
Produzione ICK Dans Amsterdam
Il focus dedicato a ICK Dans Amsterdam è realizzato con il sostegno dell’Ambasciata e Consolato Generale del Regno dei Paesi Bassi.
Ph © Alwin Poiana e e Alex Avgud
Questo contenuto è parte dell’osservatorio critico MILANoLTREview