L’edizione 2014 della Biennale di Venezia ha assunto la forma di una grande bottega artistica, una fucina di idee che ha coinvolto dal 4 al 10 agosto gli artisti in 8 workshop, 6 residenze e 5 incontri. Al pubblico, composto soprattutto da addetti ai lavori, sono stati presentati gli esiti dei laboratori e open door performances degli artisti in residenza. Come succede ormai già da diverse edizioni, l’intento è quello di offrire occasioni di formazione e confronto, una palestra che prende il nome di Biennale College Teatro.

I lavori in corso sono stati raccontati anche quest’anno da una redazione di giovani critici e fotografi di scena: Biennale Theatre Community, un workshop a cura di Andrea Porcheddu, Anna Pérez Pagès e Roberta Ferraresi, con il contributo artistico di Futura Tittaferrante. Un profilo Facebook, un account Twitter e un blog hanno raccontato quasi in tempo reale laboratori, prove, incontri e performances, intrattenendo la comunità – reale e virtuale – della Biennale.

Circa 200 attori, danzatori, performer, ma anche drammaturghi e scenografi hanno seguito i laboratori tenuti dai Maestri Oskaras Koršunovas, Antonio Latella, Jan Lauwers (Leone d’Oro 2014), Fabrice Murgia (Leone d’Argento 2014), Jan Pappelbaum, Lluis Pasqual, Mark Ravenhill e Falk Richter, regista e drammaturgo tedesco noto ed apprezzato in tutto il mondo, ma in scena in Italia per la prima volta. L’esito finale dei laboratori è stato presentato in un percorso, reale ed ideale, nella serata conclusiva del festival. Gli spazi della Biennale Architettura diretta da Rem Koolhas hanno ospitato, per la prima volta, la Biennale Teatro, sfruttando in parte teatri creati ex novo, in parte spazi preesistenti (come il Teatro Piccolo Arsenale o la Biblioteca ASAC). Il pubblico, quindi, diviso in due gruppi, ha assistito agli spettacoli spostandosi tra i Giardini e all’interno dell’Arsenale.

Se Antonio Latella e Jan Lauwers hanno preferito dare un’impressione generale del lavoro svolto nel laboratorio, mostrando al pubblico un assaggio del percorso con gli attori, Korsunovas, Pasqual, Murgia e Richter hanno messo in scena veri e propri spettacoli. Al contrario di Korsunovas e Pasqual – che si sono dedicati a due classici del teatro, rispettivamente Checov e García Lorca – Murgia e Richter hanno messo in scena dei testi originali, accomunati entrambi dallo stesso punto di partenza: le esperienze personali dei performer in scena, che attraverso il loro vissuto contribuiscono ed influenzano il processo creativo del drammaturgo.

C’è stato spazio anche per le compagnie residenti, che – una a sera – hanno condiviso il lavoro con il pubblico attraverso una open door performance. Per tutti i 6 collettivi la residenza è stato un punto di partenza, un’idea da sviluppare. Ricci/Forte e la compagnia greca Blitz Theatre Group si sono concentrati sui classici, rispettivamente l’Orestea di Eschilo e Zio Vanja di Checov, sfruttando i giorni a Venezia per imbastire lavori che debutteranno a Roma e ad Atene in autunno. L’artista di origine argentina Gabriela Carrizo ha voluto, invece, indagare i temi dell’insonnia e le nevrosi a cui porta. Il tema della malattia torna anche nella performance di La Zaranda, compagnia andalusa, che trasforma il palco in ospedale, a metà tra manicomio e casa di riposo. I tre autori e registi Marco Calvani, Nathalie Fillion, Neil LaBute riuniti in Ada Venezia (Author directing author) si dedicano invece ai rapporti di coppia, tra ambienti domestici e scene quotidiane. Particolarmente degna di nota lo studio della compagnia spagnola Agrupación Sr. Serrano, che attraverso modellini, pupazzetti ed effetti video, ricreano tutte le vite possibili di Max, promettente calciatore in erba di una favelas di un qualsiasi paese del sud del mondo in uno Sliding doors a tema calcistico.

 

Di questa Biennale rimane l’entusiasmo e la motivazione dei laboratoristi italiani e stranieri (alcuni anche extra-europei), che traspare anche dalle videointerviste pubblicate sul blog; la volontà di essere comunità in teatro, ma anche nelle residenze e negli ostelli veneziani pieni di teatranti, ritrovandosi, per caso, a cena nello stesso ristorante, condividendo un aperitivo con gli abitanti di Venezia, o sul web, senza far distinzione tra compagnia affermata, maestro o attore alle prime armi.

 

ph. Ilaria Scarpa

Alessia Calzolari