Da sempre Stratagemmi, per vocazione e per scelta, dedica una speciale attenzione ai giovani e alla loro educazione al teatro. L’età dei registi e degli artisti, ma anche degli spettatori, è materia di riflessione in molti articoli (si legga, a titolo di esempio, qui e qui). La rassegna di spettacoli classici curata dalla Fondazione Inda a Siracusa, anche per la sua natura didattica e istituzionale, è un’ottima cartina al tornasole della volontà di coinvolgimento delle nuove generazioni. Lo sottolinea anche Daniele Pittèri, nuovo sovrintendente della Fondazione, in apertura del programma di sala di quest’anno: su cinquemila spettatori almeno metà sono «giovani, davvero tanto giovani» e nel vedere «tanti volti di ragazze e ragazzi» riconosce un segnale del successo degli spettacoli. L’attenzione alle nuove generazioni non si riscontra solo in platea, ma anche in scena. Da sempre, il coro degli spettacoli è formato da allievi e allieve dell’Accademia d’Arte del Dramma Antico (ADDA) della Fondazione Inda, che però non sempre vengono adeguatamente valorizzati. Nella stagione 2025, i registi hanno invece rivelato uno specifico interesse per questo aspetto. Robert Carsen, con la sua formazione operistica, aveva già reso il coro un vero e proprio protagonista della scena nel 2022 con Edipo Re; completerà poi la trilogia sofoclea con Antigone nel 2026. Anche Serena Sinigaglia porta avanti una concezione autenticamente collettiva del teatro che da sempre contraddistingue la sua storica compagnia (ATIR), la sua direzione del teatro Carcano (accanto a Lella Costa), e la sua pratica di docente e regista. Ecco perché i due spettacoli, pur avendo protagonisti eccellenti (Giuseppe Sartori per Edipo a Colono e Lella Costa per Lisistrata), non puntano tutto sul nome di spicco: la collettività in scena diviene vero polo dialettico dello spettacolo, il coro viene impiegato in ogni modo possibile, moltiplicato e sdoppiato in due semicori maschili e femminili, affidati a corifei e direttori di notevole esperienza e bravura (rispettivamente per Edipo a Colono Rosario Tedesco e Elena Polic Greco, per Lisistrata Francesca della Monica e Ernani Maletta). I cori interagiscono tra loro e con gli attori, facendo da ‘scenografia umana’, da contraltare e supporto: danzano, cantano, si muovono continuamente, determinano il ritmo dello spettacolo ma anche i diversi piani spaziali.

Lisistrata, foto di Maria Pia Ballarino

In Lisistrata l’orchestra è coperta per metà da una grande pedana rialzata e praticabile, che rappresenta l’Acropoli occupata dalle donne; al di sotto si muovono gli uomini, armati di lance, archi, bastoni e fiaccole (tutti elementi fallici). Sullo sfondo si staglia un enorme telaio da cui pendono lunghi fili rossi sparsi e intrecciati, che si prolungano fino a ricoprire l’orchestra: l’immagine allude per un verso alla tessitura, arte tradizionalmente femminile (che Lisistrata utilizza come metafora della sapienza politica delle donne), ma evoca anche il sangue sparso in guerra, quello che scorre nel corpo, la trama intricata della commedia, la forza della vita che trionfa sulla morte, il dialogo difficile –  sottolinea la scenografa Maria Spazzi nel programma di sala – «fra persone che non si ascoltano».

Edipo a Colono, foto di Michele Pantano

Al rosso della Lisistrata l’Edipo a Colono contrappone come colore dominante il verde, a partire dalla grande scalinata (già vista, bianca, nell’Edipo re) che fa da sfondo alla scena e da specchio alla cavea: disseminata di cipressi, si mimetizza perfettamente con la sua cornice naturale, ossia gli alberi davanti al teatro. La vista che si offre agli spettatori corrisponde perfettamente a come Antigone descrive al cieco Edipo la verde Colono, all’inizio dell’opera. I due entrano in scena scendendo faticosamente le gradinate del teatro greco; sembrano mendicanti, vestiti di stracci, rimasti loro addosso quando hanno lasciato Tebe dopo la scoperta del parricidio e dell’incesto (narrata da Sofocle nell’Edipo Re). Varcano il recinto sacro alle Eumenidi, malgrado l’interdetto rituale, e vi cercano rifugio. Qui, dopo varie peripezie, Edipo scompare misteriosamente nel bosco consacrato alle Eumenidi: loro, le dee ‘benevole’, non compaiono nella tragedia sofoclea, ma Carsen affianca al coro originario di vecchi di Colono un secondo coro femminile, in abito verde; guidato dalla corifea, compare tra gli alberi come emanazione del bosco stesso, scende lentamente la scalinata, muovendo gambe e braccia in perfetta sincronia, con geometrie complesse. Recita con solenne austerità i versi corali dedicati a Colono e alla sorte di Edipo – disteso al centro dell’orchestra – per poi ricongiungersi col coro maschile che per tutto lo spettacolo ha tenuto la scena dialogando con gli attori, alternando momenti vivaci ad altri contemplativi, movimentando le scene di lotta o di ascolto, portando orci di terracotta, colmi d’acqua, e compiendo le libagioni rituali.

Anche nella Lisistrata i due cori, maschile e femminile, usano i liquidi in modo simbolico: quando la protagonista convince le donne di Grecia a collaborare al suo piano – far cessare la guerra con uno sciopero del sesso – viene portato in scena un otre e ‘sgozzato’ per versare il vino e suggellare il patto (dando modo a Lella Costa di ironizzare sull’Aiace, di gusto splatter, in scena l’anno scorso a Siracusa); in seguito vengono bersagliati d’acqua e sconfitti i vecchi che tentano di dar fuoco all’Acropoli, già occupata dalle donne. Aristofane li raffigura come due semicori in conflitto tra loro, ma la regista sfrutta i nomi propri dell’originale – maschili e femminili – per ‘personalizzarli’ e sostituirli con due affiatati terzetti comici, rispettivamente formati da tre attori e tre attrici. La scena-chiave in cui lottano per il possesso dell’Acropoli nella lettura registica della Sinigaglia è il cuore e il motore della commedia, perché incarna non solo la dialettica tra guerra e pace ma in senso lato anche il conflitto tra i sessi, che via via si sposta su posizioni meno estreme dando spazio al dialogo, alla comprensione reciproca, alla riconciliazione finale. 

Lisistrata, foto Maria Pia Ballarino

Questo percorso simbolico viene affidato proprio al coro, prima ancora che agli attori, in omaggio alle origini stesse del dramma attico. Uomini e donne contrapposti incarnano al meglio le contraddizioni, gli egoismi, le ripicche e le incomprensioni che ostacolano il piano di Lisistrata, di cui esaltano per contrasto la forza della ragione, le argomentazioni semplici, limpide, lineari, rispetto al caos del mondo circostante. Solo col supporto solidale delle donne la protagonista può perseguire e raggiungere l’obiettivo – la pace, in tutti i sensi – e superare, almeno sulla scena, i conflitti di ogni tipo inclusi quelli di genere. Portatori e destinatari del messaggio pacifista sono innanzitutto i giovani allievi attori dell’ADDA (formati dalla regista in precedenti lezioni dedicate alla coralità). A loro sono affidate le parti dei soldati, degli artigiani, delle bellicose massaie e delle ragazze che si affrontano a ritmo di rap, danzando e mimando scene di lotta. 

Il numero degli interpreti dovrà essere necessariamente ridotto nei teatri antichi di Pompei e Verona, e ancor più nella ripresa invernale della stagione 2025/2026 (al Teatro Carcano di Milano e al LAC di Lugano) dove Lella Costa sarà sostenuta solo dai due terzetti di vecchie e vecchi (con conseguente riduzione e riattribuzione delle parti corali, nell’adattamento affidato a Emanuele Aldrovandi). In attesa di rivedere Lisistrata sotto altri cieli, e nei teatri al chiuso, a Siracusa si gode di un coro giovane, fresco, pieno di ritmo ed energia, molto apprezzato dal pubblico, soprattutto dagli studenti che siedono sulle gradinate, numerosi, partecipi e – almeno per quanto ho avuto modo di osservare – sempre più consapevoli. Un breve aneddoto. Due giovani spettatrici, sedute al mio fianco, hanno rifiutato l’offerta di un cellulare con il gioco del solitario offerto dal loro vicino di posto (in là con gli anni ma, a quanto pare, meno maturo di loro) come diversivo. Ho alzato lo sguardo: intorno a noi, gli unici chini sul cellulare erano adulti. Una buona polis – come insegna Lisistrata – ha bisogno di giovani cori!

Martina Treu


immagine di copertina: Lisistrata, foto di Maria Pia Ballarino

Edipo a Colono di Sofocle, regia di Robert Carsen
Lisistrata di Aristofane, regia di Serena Sinigaglia
Teatro greco di Siracusa
60ma stagione di spettacoli classici
9 maggio-6 luglio 2025

Repliche di Lisistrata:
Teatro Grande, Pompei, 18-20 luglio 2025
Teatro Romano, Verona, 11-12 settembre 2025
Teatro Carcano, Milano, 24 febbraio-1 marzo 2026
LAC, Lugano, 27-28 aprile 2026