di David Mamet
regia di Vittorio Borsari
visto nell’ambito di playFestival
Teatro Ringhiera Atir di Milano_ 16 maggio 2013
Due donne, Anna e Claire, si affrontano in un duello verbale e sentimentale che svela, battuta dopo battuta, una trama complessa fatta di inganni, sottili vendette, amori nuovi e antichi, fughe e ritorni.
Questo è l’intreccio narrativo di Boston Marriage di David Mamet, che la compagnia Le Brugole ha portato in scena sul palco del Teatro Ringhiera Atir nella quarta giornata di playFestival, il concorso per compagnie under 35 nato da un’idea di Serena Sinigaglia e organizzato dall’Atir in collaborazione con il Piccolo Teatro di Milano. Lo spettacolo nasce all’interno della Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi come saggio finale del secondo anno di regia di Vittorio Borsari ed è stato selezionato per il playFestival – insieme ad altri 11 progetti – tra le 113 candidature pervenute da tutta Italia.
Il testo di Mamet è un piccolo capolavoro di acrobazie linguistiche e continue variazioni di registro: mentre si passa dall’eloquenza da salotto di fine Ottocento alla modernissima volgarità degli insulti lo spettatore viene catturato da una vicenda narrata con la sottile ironia di un contemporaneo Wilde.
Anna e Claire in passato sono state amanti, ma ora esibiscono l’una di fronte all’altra le loro recenti conquiste: Anna si è legata ad un uomo disposto a mantenerla e promette all’amica che questa fonte di reddito basterà per entrambe, mentre Claire è innamorata di una giovane e non esita ad annunciarlo ad Anna, chiedendole di metterle a disposizione la sua casa per il primo incontro in intimità. La richiesta innesca un meccanismo di conflitto e attrazione tra Anna e Claire, che, tra equivoci, incredibili coincidenze e colpi di scena, finiranno per riscoprire la forza e la vitalità del loro antico legame. Tra le due donne che si affrontano a colpi di battute sottili e di potenti insulti v’è Catherine, la cameriera scozzese di Anna, i cui dialoghi con la padrona – che escogita continuamente astrusi motivi per umiliarla – costituiscono un ulteriore spunto di comicità.
Vittorio Borsari sceglie di trasferire nella Boston degli anni Venti la pièce che Mamet aveva ambientato in un contesto vittoriano, operando sul testo alcune riduzioni e adattandolo alla giovane età delle attrici protagoniste, che conducono il loro gioco di seduzione circondate da una scenografia essenziale: due semplici cuscini rossi bastano ad evocare l’atmosfera intima di un elegante boudoir.
In un dramma in cui tutto si gioca sulla conversazione, la bravura delle interpreti (Roberta Lidia de Stefano, Annagaia Marchioro e Valentina Malcotti) si rivela nella capacità di mantenere il ritmo incalzante del duello verbale e di sottolineare con variazioni tonali il passaggio da un registro linguistico all’altro. Ed è proprio la loro capacità, insieme all’ottima qualità della drammaturgia, la forza della messinscena; qualche debolezza mostra invece la regia, che si limita ad assecondare il testo senza fornirne un’interpretazione originale nè operare una decisa scelta di stile. Ma l’atmosfera di sottile complicità e di irresistibile ironia conquista il pubblico, mantenendone sempre alti l’attenzione e il coinvolgimento.
Alice Patrioli
Questo articolo è stato elaborato nel contesto del corso di critica teatrale “Critici in erba”, organizzato dalla Scuola Civica d’Arte Drammatica Paolo Grassi, in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano.