Cosa accadrebbe se una guerra scoppiasse oggi in Italia, e a combatterla fossero i ventenni cresciuti tra call aziendali, burnout e algoritmi? Under 30 bombe nemiche, scritto da Stefano Barnochelli e interpretato da Filippo Beltrami, porta in scena un futuro non così lontano: una guerra assurda che riscatta i giovani dal vuoto esistenziale, in cui l’identità collettiva è definita da un algoritmo e l’unico scopo diventa la sopravvivenza del proprio gruppo – o meglio, del proprio cluster – di appartenenza.
Andato in scena alla Polisportiva Garegnano, lo spettacolo si presenta come un monologo cupo, a tratti satirico, a tratti disturbante. Beltrami, solo in scena con microfono e luce fioca, incarna un giovane soldato alle prese con una realtà che non ha scelto, svuotata ormai di ogni significato in un’Italia distopica definita come un paese in «bancarotta spirituale», senza fede in nessun tipo di principio politico, etico o religioso. Beltrami immagina un conflitto post-umano governato non da eserciti tradizionali, ma da un’intelligenza artificiale – il «Buco del Google» – che analizza i profili psicologici e comportamentali dei combattenti. Questo sistema suddivide gli individui tramite algoritmi psicometrici, ovvero modelli matematici in grado di elaborare dati relativi alla personalità, agli interessi, ai comportamenti online (come ricerche, like, interazioni sociali) e di dedurne tratti psicologici rilevanti. Sulla base di queste informazioni, i combattenti vengono assegnati a cluster, o gruppi omogenei, costituiti da soggetti con affinità caratteriali, ideologiche o di consumo. Questi “plotoni-cluster” combattono per difendere la loro identità condivisa e per annientare i gruppi incompatibili, in una sorta di guerra algoritmica tra micro-identità. Il campo di battaglia non è più una trincea geografica, ma una griglia di dati continuamente ottimizzata da un’intelligenza artificiale onnisciente, che ricorda il Big Brother orwelliano.
Il protagonista, ironicamente auto-ribattezzatosi con lo pseudonimo bellico di Carneficina Manager, è emblema di un’intera generazione: consapevole, lucida, ma impotente. Le posture rigide, le espressioni volutamente forzate, l’estetica minimalista della scena contribuiscono a rafforzare un senso di claustrofobia esistenziale. Ogni scelta è già presa, ogni idealismo prefabbricato: non importa l’esito bellico, ma semplicemente il continuo annientamento umano predisposto dalla IA. E quando il giovane si confronta col nonno – unico altro personaggio evocato, modellista di armi e nostalgico della virilità bellica – il contrasto intergenerazionale rivela la continuità inquietante di un potere che cambia forma ma non logica: entrambi finiscono per combattere, ciascuno nel proprio cluster, ignari di servire la stessa macchina. È proprio il sistema algoritmico che cataloga e orchestra il conflitto a rappresentare l’intuizione più forte e disturbante dello spettacolo. Una satira feroce sulla managerializzazione della vita, dove anche la guerra diventa performance da ottimizzare, target da raggiungere, KPI (Key Performance Indicators, ovvero indicatori di prestazioine) da monitorare. Il monologo si muove all’interno di una drammaturgia fitta e stratificata – dalla crisi spirituale all’identità generazionale, dal conflitto tra padri e figli alla violenza latente tra i giovani – risultando per questo volutamente frammentato e disorientante. Beltrami ci consegna così la visione di un futuro ipotetico in cui, nel caos dell’incertezza esistenziale, la violenza riemerge come unico linguaggio possibile. Under 30 bombe nemiche è un’opera che non ha paura di misurarsi con la complessità del reale, anche a costo di sacrificare la nitidezza del percorso narrativo. Quando lo spettacolo si concentra sul meccanismo distopico del «Buco del Google» e dei plotoni-cluster, il suo sguardo si fa tagliente, urgente. È lì che l’opera funziona meglio, restituendo un mondo dove la guerra non è più l’eccezione, ma la versione 4.0 di un ordine già in atto: quello della classificazione permanente, della scelta pilotata, della violenza gestita con efficienza da una dashboard invisibile. Ed è in quel momento che, davvero, fa paura.

Arianna Bonazzi 


immagine di copertina: foto di Alessandro Villa

UNDER 30 BOMBE NEMICHE
di e con Filippo Beltrami
drammaturgia di Stefano Baronchelli

La recensione fa parte dell’osservatorio critico dedicato a FringeMI Festival 2025