La realtà, considerata in tutte le sue molteplici sfumature, è da sempre fonte di ispirazione per la creazione teatrale contemporanea, chiamata a reinventarsi come un corpo mutante e mutevole, costantemente alla ricerca di nuovi modi per definire la sua essenza. Inteatro Festival 2017 (Festival Internazionale di Teatro) alla sua trentanovesima edizione, affonda le radici proprio all’interno dell’urgenza del reale per offrire, attraverso spettacoli e azioni performative, occasioni di riflessione attorno allo spirito del tempo che contraddistingue la nostra contemporaneità. Se l’anima di un festival la si riconosce attraversando i luoghi che lo contraddistinguono, insieme alla visione degli spettacoli che in qualche modo lo definiscono, quella di Inteatro appare duplice: da un lato si sviluppa negli spazi teatrali della città di Ancona – ormai divenuti da alcuni anni sedi privilegiate del festival – e che fra gli altri, per l’edizione 2017, comprendono il maestoso Teatro delle Muse e il Mercato Coperto del Piano; dall’altra il suo spirito vive nella splendida struttura di Villa Nappi, situata a Polverigi, nell’entroterra marchigiano. Una duplicità che ha dato vita a una programmazione varia e articolata fra teatro, danza contemporanea, produzioni site-specific, installazioni e un’innovata relazione attore-spettatore. Come punti equidistanti nello spazio, i luoghi di Inteatro invitano a un cambio di prospettiva, necessario per guardare lontano, restando vicini alle incongruenze, alle contraddizioni e ai paradossi sociali e politici della nostra epoca.
Il viaggio di Inteatro per quest’edizione 2017 è iniziato quindi all’insegna dell’esplorazione di nuovi codici scenici che tendono sempre più frequentemente, nel panorama teatrale contemporaneo, verso l’inclusione del pubblico nel momento performativo. È il caso di Yan Duyvendak che con Azioni ha proposto un dispositivo scenico in grado di oltrepassare il concetto di rappresentazione per offrire la possibilità al pubblico – o meglio ai partecipanti – di entrare in relazione reciproca e sperimentare da vicino la possibilità di costruire una nuova democrazia partecipativa. Sempre sul filo dell’inclusione, Nessuna conversazione degna di rilievo, spettacolo delle compagnia catalana FFF/Roger Bernat, ha offerto allo spettatore la possibilità di districarsi fra i materiali documentali tratti dagli atti del primo processo per terrorismo svoltosi in Spagna, e a dover così costruire il suo personale punto di vista rispetto alla vicenda. Il Cromlech di Oscar Gómez Mata della compagnia L’Alkaran ha creato invece un percorso intimo, uno psicodramma rivolto alla sensibilità individuale dello spettatore, chiamato a confrontarsi singolarmente con un performer per realizzare il Cromlech, monumento megalitico a forma circolare.
Nessuna conversazione degna di rilievo di FFF/Roger Bernat
Se l’inclusione del pubblico si è rivelata come una delle caratteristiche distintive della programmazione, il linguaggio scenico più praticato ed esplorato del festival è stato senza dubbio la danza contemporanea, che ha visto la partecipazione di talenti made in Italy e di alcuni performer stranieri. Molte le compagnie protagoniste, a partire da CollettivO CineticO che ha proposto , lavoro definito come “uno tsubo”, uno dei 361 punti del derma collegati attraverso il sistema neurovegetativo a uno o più organi interni, con la proposta di sintetici “esercizi di linkaggio” rivolti anche alla partecipazione del pubblico. Enigmatici anche Bailarina della danzatrice spagnola Sonia Gómez, impegnata in otto movimenti – da quello del pinguino a quello del fenicottero – e Atlas Revisited di Karthik Pandian & Andros Zins-Browne un lavoro che, a partire dall’interazione con alcuni cammelli, ha proposto una riflessione sui valori di libertà e di oppressione. Delle ultime visioni cutanee di Nicola Galli e Scarabeo_Angels and the void di Andrea Costanzo Martini hanno proposto, seppur con modalità distinte, vie originali per la traduzione del movimento: nel primo caso, la creazione di un ambiente installativo governato secondo il principio della riproduzione in serra, fra danza ed “esercizio epiteliale al tavolo” (manipolazione di oggetti per constatare varie forme e consistenze); nel secondo invece, la proposizione di una curiosa e divertente danza-partitura con un vocabolario gestuale costantemente da re-inventare.
Delle ultime visioni cutanee di Nicola Galli
Studio Davanti a una testa di Claudia Catarzi ha assunto invece i tratti di un’interrogazione dell’artista nei confronti dell’unità anatomica del corpo, sede della mente e dell’emozione, mentre Mash di Annamaria Aymone e Marcela Santander Corvalán ha creato un energico miscuglio di registri coreutici differenti – dal cabaret d’inizio Novecento ai tutorial di danza degli anni Novanta – tracciando una partitura scenica dominata da una commistione di linguaggi.
Inteatro ha riservato uno sguardo privilegiato anche nei confronti dell’interculturalità: ad esempio con la proposta di Focus India, intera giornata dedicata al lavoro della compagnia indiana Attakkalari. Un’occasione per rendere omaggio alla figura di Pina Bausch con una mostra fotografica di Ninni Romeo che ripercorre il viaggio in India della grande artista allestita al Teatro delle Muse di Ancona. Anche Creature di József Trefeli & Gabor Varga si è rivelato esempio perfetto di trans-culturalità: qui i performer hanno re-inventato la danza popolare attraversandone differenti codici stilistici, traducendosi in creature indefinite e indefinibili, così come vogliono le migliori opere di sculture viventi.
Creature di József Trefeli & Gabor Varga
Il denominatore comune di Inteatro 2017 si definisce in un’accurata attenzione alle innovazioni del panorama scenico nazionale e internazionale, tanto che per il biennio 2017-2018 il Festival è stato insignito del prestigioso premio EFFE LABEL – Europe for Festivals, Festivals for Europe, come Festival di particolare rilevanza europea. L’attenzione a una certa carica innovativa della manifestazione va di pari passo al desiderio di offrire occasioni formative per giovani artisti con la proposta di ISA Inteatro Summer Academy. Ormai attivo da alcuni anni, ISA offre un programma di perfezionamento artistico, a carattere residenziale – della durata di due mesi, da maggio a luglio – rivolto a dieci artisti under 35 che hanno così la possibilità di confrontarsi con otto artisti affermati all’interno del panorama scenico internazionale (per quest’edizione: Geraldine Pilgrim, Oscar Gómez Mata, Luca Silvestrini, Gustavo Frigerio, Jayachandran Palazhy/Compagnia Attakkalari, Francesca Pennini/CollettivO CineticO, Sonia Gómez, Tanya Beyeler&Pablo Gisbert). Il programma cerca di rispondere a “un problema strutturale” – così come lo definisce Velia Papa, direttrice artistica – “perché in Italia nessuno si pone il problema di questi talenti sprecati. Non è una questione di numeri ma di qualità”. Il confronto appare dunque come l’ingrediente essenziale del progetto per instillare nuovi percorsi che possano aprire strade, dare forma a idee e favorire arricchimento artistico e professionale.
Camminare in mezzo a uno spazio fra linee di CollettivO CineticO
Inteatro Festival lo si scopre così, come un essere mutante animato da più volti: un po’ come i performer di Creature – non a caso il simbolo per l’edizione 2017 – tenta di ridisegnarli, di riunirli attorno al cerchio dello spazio scenico. Proprio lì dove, in mezzo a mille forme differenti resta lei, quell’indispensabile ricerca di identità dentro e fuori il teatro.
Carmen Pedullà