di Martina Treu

L’articolo affronta alcuni problemi cruciali legati al ruolo dell’attore – in particolare del protagonista – nello spettacolo tragico antico e moderno, e ne esamina i possibili esiti e soluzioni, a livello di drammaturgia e messinscena, alla luce di tre casi recenti. Si tratta di tre spettacoli che debuttano a distanza di pochi giorni nel maggio 2009 e sono tutti costruiti ‘su misura’ per il rispettivo protagonista: al Teatro Verdi di Milano Elisabetta Vergani, diretta da Marco Sgrosso, è ideatrice, autrice e interprete dell’Elektra di Hugo von Hoffmansthal (una versione inedita del dramma che l’autore stesso riscrisse in francese e dedicò a Eleonora Duse perché la interpretasse, e che dunque è già dalla nascita, seppure idealmente, un dramma ad personam); poco dopo il debutto milanese di Elektra, al teatro greco di Siracusa, il ciclo di spettacoli classici di quest’anno punta fortemente sui nomi di richiamo di Elisabetta Pozzi e Giorgio Albertazzi, rispettivamente protagonisti di Medeadi Euripide e Edipo a Colono di Sofocle, con esiti diversi e alterni che emergono dall’esame puntuale degli spettacoli ed offrono spunti di ulteriore riflessione sul ruolo del protagonista, sulla sua importanza nello spettacolo, sui suoi rapporti con gli altri attori e con il coro.