Cosa ci fanno insieme, riuniti in un’unica iniziativa, una settimana di letture sceniche e una giornata di convegno di studi a porte aperte, l’Università degli Studi di Milano, il Royal Court Theatre di Londra e il Teatro i? Festeggiano, con il sostegno del Comune e della Regione, i settant’anni di una delle più acclamate drammaturghe inglesi, Caryl Churchill. È successo a gennaio, quando il Teatro i ha reso omaggio alla carriera della Churchill ospitando due letture sceniche del Royal Court Theatre, e un’altra lettura firmata dal regista milanese Renzo Martinelli. È seguita poi una giornata di studi, organizzata in teatro, con professionisti che operano nel mondo dello spettacolo in Gran Bretagna e con docenti dell’Università degli Studi di Milano (come Margaret Rose e Mariacristina Cavecchi, coordinatrici del progetto).

Apriamo questo numero di “Stratagemmi” – che a sua volta festeggia il secondo compleanno – segnalando questo scenario inedito che vede realizzato in concreto un progetto di ampio respiro capace di coinvolgere il mondo del teatro e quello accademico. Una contaminazione del tutto naturale, che tra letture sceniche e studi ha tracciato un ritratto a 360 gradi di una personalità complessa e non nota come meriterebbe all’interno del panorama italiano. A delineare il mondo della Churchill non sono state semplici lezioni, ma un affresco di voci disposte in ruoli impensati: così Margaret Rose ha condotto il dibattito tra i registi Marina Spreafico e Marco Ghelardi; Cristina Cavecchi ha commentato Top Girls insieme alla regista Alina Marazzi, che nel suo film documentario Vogliamo anche le rose invita a una riflessione ancora attuale su femminilità e femminismo; mentre a tracciare direttrici tematiche sono state personalità come Ira Rubini, giornalista di Radio Popolare, e Luca Scarlini, esperto di drammaturgia contemporanea.

Dalla contaminazione tra ricerca accademica e messa in scena alla contaminazione tra palcoscenico e galleria d’arte, macchina da presa, scienza e fumetto. Questi i temi indagati nelle pagine del Taccuino, nelle quali è ospitata anche un’esclusiva: un colloquio con un altro grande nome britannico, il regista gallese Peter Greenaway, sperimentatore della contaminazione di generi artistici approdato ora a una forma d’arte multimediale dove il racconto biblico si fonde con scenari virtuali. E contaminazioni, tra classico e popolare, si trovano anche nel Ploutos, presentato alla scorsa Biennale di Venezia per la regia di Massimo Popolizio. Un Aristofane filtrato da una riscrittura in romanesco e recitato dagli abitanti della periferia Tor Bella Monaca: a questo è dedicato un saggio che indaga l’esperimento, tra drammaturgia e messa in scena. Ma anche l’Odissea si fa testo teatrale, e appare sulle scene con sempre maggiore frequenza e incisività; ecco perché vi proponiamo in queste pagine una breve panoramica sui più recenti e interessanti allestimenti italiani. Sempre nell’ambito della letteratura teatrale classica, vi presentiamo, in anteprima, uno stralcio della nuovissima traduzione – in procinto di uscire per i tipi di Carocci – delle Donne al parlamento di Aristofane curata da Andrea Capra, docente dell’Università degli Studi di Milano. Una traduzione che, non abbandonando il rigore filologico, prova però a restituire – guardando al palcoscenico – tutta la vis comica del testo. Si approda poi all’archeologia con un saggio che, partendo dall’analisi dell’altare funerario di un pantomimo, mette in evidenza la natura visuale di una forma di intrattenimento, la “tragedia danzata”, particolarmente in auge in età imperiale. Segue un’indagine sul ruolo architettonico del teatro come figura dello spazio aperto nonché modello per la ricomposizione dello spazio pubblico: a partire dalla centralità fisica e sociale che esso ricopriva nella città antica fino alle più attuali rivisitazioni nei progetti di teatri all’aperto contemporanei. Da ultimo, un balzo verso una tradizione culturale molto distante da quella cui siamo abituati: una descrizione delle forme e dei personaggi del teatro di marionette vietnamita, forma d’arte antichissima che ha attraversato la storia di questa nazione e che ancora oggi viene messo in scena quotidianamente e con grande successo di pubblico, tra autoctoni e turisti curiosi, al Teatro nazionale delle marionette sull’acqua della capitale Hanoi.