Come fosse un intermezzo di uno spettacolo cinquecentesco, quattro dame e due cavalieri iniziano a danzare di fronte alla platea della sala Fassbider dell’Elfo Puccini, permettendo agli spettatori di fare un salto indietro nel tempo di qualche secolo. Gli abiti tipici del Cinquecento, la musica e la danza ci portano in una sala da ballo, in una festa cittadina, sul palco di un teatro. La conferenza danzata a cura del Professor Alessandro Pontremoli e della Compagnia del Leoncello, specializzata in danze storiche, è un mix tra parole e dimostrazione pratica. Pontremoli spiega che la danza nel Cinquecento, a differenza di ciò che potremmo pensare, non si limita ad essere divertimento per i nobili: è, innanzitutto, un vero e proprio linguaggio per mostrarsi e mostrare la bellezza dei cortigiani; ogni gesto, ogni dettaglio è studiato affinché sia esteticamente rilevante.
A questa finalità estetica, se ne aggiunge anche una terapeutica: la danza aiutava i cortigiani a formare e a mantenere sano il corpo. Senza contare anche le varie connotazioni politiche e sociali. Caso emblematico è quello della Francia del Re Sole: Luigi XIV utilizzava la danza come strumento di potere verso i nobili che risiedevano a corte. Scopriamo che il minuetto è invenzione del re come “indice di riconoscimento di appartenenza sociale” dei suoi cortigiani. Non solo: se un tempo la danza era prerogativa dei nobili, nel Settecento danze come la “country dance” – anche detta contraddanza – diventa motivo di divertimento per tutte le classi sociali. Dopo le parole di Pontremoli c’è tempo ancora per un ultimo ballo. I danzatori si esibiscono in un tipico valzer ottocentesco e anche a noi spettatori “profani”, appare subito chiara una differenza: la ritrovata vicinanza tra i corpi della dama e del cavaliere. Un’unione inconcepibile in passato e per cui ci sono voluti tre secoli. Eppure in Fassbinder è passata poco più di un’ora, e proprio mentre usciamo a ritrovare il nostro contemporaneo, non possiamo non avvertire un senso di piacevole malinconia.
Marianna Santonastaso
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