Cosa significa oggi “stare nel mezzo”, essere Bodies-In-Between?
MilanoOltre 2025 lancia questa domanda come sottotitolo della sua nuova edizione, evocando uno stato di transizione non ancora definito, ma proprio per questo pieno di potenziale creativo. Una fluidità fragile ma fertile, aperta alla novità. Le parole si fermano, il corpo agisce. La danza diventa protagonista.
Spesso le parole chiave di una rassegna restano astratte, ma questa volta la risposta arriva dal palcoscenico. Il sottotitolo del festival ha preso vita davanti ai nostri occhi con il trittico della Vetrina Italia Domani, dedicato alla danza emergente, trovando nei lavori di Margherita Celestino, Davide Tagliavini e Pablo Ezequiel Rizzo la sua realizzazione più autentica: tre visioni diverse e complementari che trasformano un concetto in esperienza vissuta.
COLUMBA DOMESTICA — Margherita Celestino
Il viaggio comincia nello spazio in-between tra memoria e presente.
Il volo di una colomba di città diventa metafora di un’esistenza in continua trasformazione e ci invita a guardare il mondo con occhi diversi, orientandoci con le emozioni e i ricordi più che con la ragione.
Il palcoscenico è delimitato da pareti nere che non sono muri ma una lavagna su cui la coreografa ha tracciato con il gesso i confini di un territorio. I punti di riferimento sono parole e disegni: «qui c’è una palma», «la gatta Carlotta», «una panchina bianca». Luoghi che evocano presenze, odori, affetti.
Su una parete, come un monito, la frase «cercare una via nel caos».
Una voce in loop elenca punti di riferimento, come un navigatore interiore che genera un disorientamento sonoro. Il corpo di Margherita si trasforma in quello di un piccione: si inginocchia, muove la testa a scatti, esplora il territorio tracciato. Il suo movimento, ciclico e non lineare, sembra voler verificare l’esistenza dei luoghi nominati, ma lentamente la sua energia si affievolisce.
Il punto in cui si ferma è emblematico: si accascia dolcemente tra due frasi scritte col gesso — «cercare una via nel caos» e «ci vuole riposo». È lì, accanto al disegno della sua «palma preferita», che trova la via d’uscita: non nella corsa, ma nel fermarsi. Il riposo non è la fine della ricerca, ma forse il suo scopo ultimo, trovato all’ombra di un ricordo.
THAT’S ALL — Davide Tagliavini
La scena cambia e si trasforma nel ring immaginario di Davide Tagliavini, spazio di conflitto e rivelazione tra presenza e assenza. That’s All significa “è finito tutto”, ma anche “eccoci, si ricomincia”.
Il suo assolo, fisico e visionario, è un flusso di gesti, danze e suoni in continua metamorfosi: un combattimento con un avversario invisibile, forse interiore. Lo spazio è vuoto, avvolto in una penombra bluastra. Al centro, Tagliavini, vestito da pugile, a petto nudo, calzettoni bianchi, si muove lentamente, rivolto di spalle al pubblico, in un dialogo ipnotico con il vuoto.
Poi la luce esplode e la sua voce si impone: un loop di frammenti che sembrano provenire da una sala prove, conteggi ossessivi in tre lingue. È un corpo da boxeur con una mente da danzatore.
Si gira verso il pubblico ma non lo guarda davvero: gesti ironici, frasi che cercano un contatto senza trovarlo. Ogni azione è un frammento del suo soliloquio.
«Non è colpa mia… sono bloccato… non vedete?» dice, mentre racconta un combattimento con un avversario invisibile. Poi inizia a dichiarare la fine: «That’s all… c’est la fin…». Ma mentre lo ripete, il suo corpo non si ferma: la fine non è fine, è un altro giro del loop.
Improvvisamente, il pugile svanisce. Emerge un nuovo personaggio, un ragazzo di campagna arrivato a Milano per la Fashion Week: goffo, ironico, imbarazzato. La risata del pubblico rompe la tensione, ma il tono cambia ancora. Tagliavini nomina il suo vero avversario: l’equilibrio, forza instabile che “fa cadere, non fa stare in piedi”. Il corpo che ha lottato per tutto il tempo ora confessa la sua fragilità.
Nel buio, parte una musica potente, drammatica. Un cerchio di luce taglia la scena. Il performer avanza lentamente, contando a voce alta: «Dieci… nove… otto…». Allo zero, entra nella luce e scompare.
That’s All.
Una fine totale, forse un passaggio.
SEX.EXE — Pablo Ezequiel Rizzo
Tre danzatrici in scena ci proiettano in un universo digitale e frammentato.
L’estetica glitch domina: il corpo viene corrotto, distorto, ribaltato. SEX, la dimensione carnale, si fonde con .EXE, estensione di un file eseguibile: il corpo come programma, il desiderio come codice.
Il palco diventa uno schermo difettoso su cui gira un software che vuole sabotare se stesso. Il “sistema” in questione è quello che plasma i nostri sguardi e trasforma i corpi in oggetti. I performer emergono dal pubblico: sono parte del sistema che vogliono scardinare.
Si spogliano come in un rito di liberazione. Ma il sistema reagisce: oscurità, proiezioni, un perenne glitch visivo e sonoro. Corpi nudi ma invisibili, coperti dal disturbo. La performance nega la visione pur mostrando la nudità, restituendo al corpo complessità e vulnerabilità.
Poi il disturbo si attenua. I corpi si ritrovano, si sfiorano, si riconoscono. Ma ecco l’ultimo attacco: sullo sfondo scorrono fiumi di codici digitali, mentre una voce in loop recita un testo ossessivo — «TAX ME… BUY ME… EAT ME… SPIT ON ME…» — la programmazione della carne e del desiderio.
Solo dopo questa tempesta visiva e sonora arriva la quiete: i tre corpi si uniscono in un abbraccio finale, immagine di “amore totale”, fragile e liberato.
Le tre coreografie condividono un filo sottile: rendere consapevole ciò che agisce in noi.
In Columba Domestica, il sistema è il nostro modo inconsapevole di orientarci nello spazio e nella memoria.
In That’s All, è il loop interiore delle paure e delle ossessioni.
In SEX.EXE, è il codice culturale che programma lo sguardo sul corpo.
Tre lavori diversi ma complementari, che mostrano come solo nel “mezzo” — nell’instabilità — possa nascere una forma di libertà.
La danza, ancora una volta, si rivela lo strumento più umano per attraversarla.
Mauro Valle
foto di © Claudio Montanari
COLUMBA DOMESTICA
coreografia e concept Margherita Celestino
con Margherita Celestino
musiche originali Mattia Seminara
produzione L’Altra Associazione
That’s All
coreografia, ideazione e interpretazione Davide Tagliavini
sound design Emanuele Nanni
consulenza artistica Anna Albertarelli, Monica Barone, Rosa Maria Rizzi
produzione Compagnia Artemis Danza
SEX.EXE
coreografia e ideazione Pablo Ezequiel Rizzo | Voluptas
con Alessandra Cozzi, Elena Della Manna, Eleonora Gambini
dramaturg Eliana Rotella
musiche originali di Adriano Fedele, Benedetta Gaggioli, Pariz Duplá.
Altre musiche di NIN e Arca
proiezioni Pablo Ezequiel Rizzo
coding art Marco Pierini
glitch art di Marco Bosetti
costumi Manuel Bagnato
produzione Ass. AIEP Ariella Vidach
Questo contenuto è esito dell’osservatorio critico dedicato a MILANoLTREview 2025