Quando parliamo di distopia, non siamo obbligati a pensare unicamente a mondi distrutti da crisi climatiche, battaglie nucleari o invasioni aliene: si possono descrivere anche regimi totalitari che puntano all’omologazione, eventualità decisamente più vicine ai nostri vissuti contemporanei. Una realtà distopica può assumere l’aspetto di un mondo ordinato, inclusivo e ricco di felicità, ma dietro a sorrisi forzati e a movimenti schematici da sembrare rituali si nasconde l’incapacità di accettare tutto ciò che è diverso. Su questa linea di pensiero pone lo sguardo la compagnia Straight Out Of The Box, un collettivo nato a Dublino tra alcuni studenti della Gaiety School of Acting e che quest’anno porta in scena, alla Chiesetta del parco Trotter, lo spettacolo Show me your macarena, unica rappresentazione di produzione straniera presente al FringeMI 2025. La pièce ha luogo in uno di questi stati totalitari, in cui viene chiesto quotidianamente ai cittadini di dichiarare il proprio orientamento sessuale in maniera assolutamente binaria: «Heterosexual or Homosexual?». La routine degli abitanti è molto semplice: ogni mattina devono recarsi in comune per dichiarare generalità e preferenze di genere. Dopo aver fatto ciò, indossano tutti la stessa uniforme ed eseguono una danza sull’inno nazionale: la Macarena, sempre mantenendo sorrisi forzati e senza parlare se non interpellati. Attraverso una rappresentazione fortemente performativa — che rende di semplice comprensione l’intera performance anche a chi non parla bene la lingua inglese, grazie all’utilizzo di pochi brevi dialoghi molto ripetuti — lo spettatore si immedesima più facilmente nell’unica persona che non appartiene a questo ferreo sistema. Viene così raccontata la storia di un outsider che non conoscendo la rigidità di queste leggi si approccia a esse con leggerezza e entusiasmo, come se fossero un gioco. Non passa molto tempo prima di notare come la sua presenza irriti gli altri personaggi in scena, che inizialmente pensano basti deportare l’intruso, probabilmente in un luogo di correzione, per poterlo poi includere nel rituale che viene svolto ogni mattina. Tuttavia, questi sistemi di omologazione possono sembrare funzionali, ma basta poco per capire come quel clima di armonia sia solo una facciata davanti a molteplici azioni di repressione. L’euforia iniziale dell’outsider nel prendere parte a un rituale apparentemente tanto allegro lascia spazio al disagio e la nuova comunità diventa una prigione dalle strette catene. L’estraneo viene sottoposto a una serie di domande che lo obbligano sempre a compiere una scelta tra due alternative, lasciandolo in alcuni casi confuso dalla insensatezza di certi quesiti ai quali però riesce sempre a dare una risposta, almeno fino a: «Are you Heterosexual or Homosexual?». L’assenza di un responso a questa domanda scatena una crescente reazione da parte della comunità: inizialmente si manifesta in pressioni verbali, volte a ottenere una risposta, che rapidamente sfociano in atti di scherno e di violenza fisica. La stigmatizzazione verso l’outsider si conclude in un ulteriore isolamento: questo viene targato come fragile, deriso e obbligato a compiere azioni svilenti per il divertimento del resto della comunità, fino a darlo sprofondare in una forte disperazione. Viene rivelato così il gioco del potente che, poiché privo della volontà di comprendere realtà che non gli appartengono, travia e unisce chi più simile a lui non appena si sente minacciato da una qualsiasi forma di diversità.
Carlo Paroli
immagine di copertina: foto dal sito
SHOW ME YOUR MACARENA
di Straight Out The Box
e con Erica Fitz, Stefano Callovi, John Maher e Nathan Doyle
La recensione fa parte dell’osservatorio critico dedicato a FringeMI Festival 2025