Una panchina, una chitarra e un microfono sospeso. Sono questi gli elementi che compongono la scenografia di La perfezione della polvere. Una scena essenziale ma evocativa: tra indoor e outdoor si assiste a un caleidoscopio di spazi fisici in cui un gruppo di performer (quattro attrici e due attori di età compresa tra i 20 e i 25 anni) affidano allo sguardo partecipato della sala il racconto del disagio di una generazione. A partire dal libro inedito di Andrea Munforte (classe 1997), che costituisce in parte la drammaturgia della pièce, e grazie all’attenta regia di Isabella Perego, prende forma il racconto di questi giovani scoraggiati da un futuro che immaginano come «un’immensità che deve ancora essere attraversata».

foto: ufficio stampa

È una narrazione innanzitutto corporea che attinge a piene mani dal vocabolario del teatro-danza e restituisce un mosaico di quadri a tinte definite, legati tra loro dall’appartenenza generazionale e dai luoghi d’origine dei protagonisti. Quelle fredde periferie milanesi che avvolgono i sogni in una «nebbia violenta da spostare con calci e carezze» e rendono il percorso verso la realizzazione più tortuoso di quanto già non sia.
Ridono tra loro, quando parlano di futuro, facendosi beffa dell’idea di proiettare sé stessi oltre lo steccato del presente: si chiedono incessantemente se questo domani “immenso” avrà luogo o se accettare che l’unico futuro possibile sia in un drink ghiacciato dal sapore alcolico o nel fumo di una sigaretta.
Un quadro dopo l’altro, sfidano le coscienze della sala con l’audacia tipica della giovinezza e con la marmorea convinzione che questo tempo storico abbia sottratto loro qualcosa e abbia reso il loro percorso un’eterna strada in salita.

foto: ufficio stampa

Il ritmo vorticoso e un approccio fisico muscolare restituiscono in pieno il senso dell’urgenza ma, al contempo, conferiscono una certa ruvidità alle transizioni tra le scene: in assenza del ritmo lento lo spettatore ha poco spazio di riflessione ed è costretto a rincorrere la moltitudine di azioni e parole che si susseguono sul palco.
Interessante e ben congegnata la partitura coreografica di Sofia Castelli, valorizzata dai corpi degli attori in scena. Tra le storie proposte, invece, colpiscono la tagliente e provocatoria ottica rovesciata di una ragazza stanca di vivere che viene incoraggiata a farla finita in contrapposizione a quella di un giovane sfaticato che tribola con la sveglia (interpretata dal musicista); da una parte si esalta l’immobilismo, dall’altra lo si condanna sintetizzando con intelligenza la confusione cui gli adolescenti sono costantemente esposti. Efficace e puntuale anche la narrazione del femminile: attraverso la definizione di un’identità indipendente dal confronto col genere maschile, le ragazze hanno smesso di chiedere scusa ed esigono di essere viste per ciò che sono.

foto: ufficio stampa

La drammaturgia inedita è profonda e poetica e regala numerosi momenti di bellezza, così come di tormento e di comicità. E se il registro drammatico, restituito forse con eccessiva enfasi, convince solo parzialmente, il tono più leggero trova nella resa macchiettistica la sua dimensione più riuscita.
Chiude l’atto unico la sequenza di immagini dell’opening, in un efficace bisticcio di significati tra inizio e fine. Questo spettacolo è la danza di una gioventù che non intende più avere paura del domani, di una periferia che vive all’ombra dell’ingombrante città ma desidera esistere senza rinunciare. È il grido accorato di esseri umani costretti a guardare il mondo che scorre mentre si resta immobili: ed è proprio in quell’assenza di movimento che si ha la percezione di essere coperti dalla polvere del tempo che avanza.

Ivan Colombo


immagine di copertina: ufficio stampa

LA PERFEZIONE DELLA POLVERE
cast Nasareth Cerea, Manfredi Orlandini, Tessa Santagostino, Cecilia Uberti Foppa, Alessandra Venezia, Gabriele Vollaro
regia Isabella Perego
coreografie e assistente alla regia Sofia Castelli
drammaturgia Andrea Munforte e Alessandra Venezia
scene e costumi Anna Leidi
progetto sostenuto con i fondi Otto per Mille della Chiesa Valdese

visto il 10 settembre 2022 al Teatro Out Off di Milano