«Cos’è una donna senza un figlio? Che senso ha?».
Lo spettacolo si apre così, con questa domanda pronunciata senza mediazioni, a riassumere l’interrogativo centrale di Papessa, monologo satirico e transfemminista di Giorgia Mazzucato, in scena alla Cascina San Paolo all’interno del FringeMI Festival 2025. 
Papessa è un lavoro dichiaratamente politico, che costruisce una riflessione sulla retorica della violenza di genere attraverso una struttura narrativa composta e ben calibrata. L’autrice-regista-interprete si muove con padronanza, attingendo tra gli altri alla tradizione di Fo, Rame e Pennacchi, pur evitando l’effetto imitazione: il suo è un linguaggio scenico consapevole, in cui ironia e impegno trovano un equilibrio efficace.
La vicenda si svolge a Tor Picarata, un paese fittizio che funziona da microcosmo per rappresentare l’Italia contemporanea. I personaggi che lo abitano – cinque, tutti interpretati da Mazzucato – sono figure grottesche ma riconoscibili: Livia, attrice borghese convinta di essere progressista; Galeazzo, sindaco neofascista; Giangiacomo, il maschio “normale” che si dice alleato delle donne ma che resta immerso nei propri privilegi da uomo; Aurelia, “cassamortara” tragicomica che parla un grammelot surreale; e infine la Papessa. Quest’ultima, figura centrale dello spettacolo, richiama la leggenda medievale della papessa Giovanna, ma assume qui un significato simbolico del tutto contemporaneo: non tanto un’autorità religiosa femminile quanto la possibilità di un ordine alternativo, in grado di rompere le gerarchie esistenti.
L’uso della comicità nello spettacolo segue un procedimento ormai consolidato: affrontare temi complessi attraverso il riso, sfruttando la satira come strumento per innescare una riflessione critica. In questo senso, la risata non è un espediente nuovo, ma si conferma una strategia efficace per smascherare le ambiguità del linguaggio e mettere in crisi le retoriche dominanti. Molti passaggi sono costruiti su un montaggio di frasi reali tratte dal discorso pubblico, seppur artificiosamente estremizzate. Tra le più grottesche: «Gli itaGLIani la cittadinanza se l’hanno meritata»; «La sinistra ha confuso la società con il razzismo contro i bianchi»; «Il maschio normale ha il diritto di guardare il culo delle belle donne»; e infine «Gli uomini devono essere liberi di esprimere la loro natura, liberi come le cernie». Proprio le cernie – animali marini diventati emblema virile – sintetizzano perfettamente l’assurdità del pensiero dominante, che invoca la natura per giustificare la prevaricazione.
Eppure, il vero colpo di scena arriva nel finale, quando si rivela un personaggio di cui si era solo parlato fino a quel momento: Alba. È lei la narratrice, una figura silenziata, che solo alla fine viene ascoltata direttamente dal pubblico. Alba è vittima di un femminicidio, e la struttura narrativa – costruita fino a quel punto attraverso voci esterne – si ricompone da dentro. La svolta è chiara: Papessa non vuole solo affrontare il racconto di una violenza, ma anche mostrare quanto sia importante il punto di vista di chi lo racconta, da quale posizione lo fa.
Lo spettacolo si chiude con questa consapevolezza: la necessità di rimettere in discussione i ruoli e le gerarchie anche nel discorso stesso. La Papessa, più che una figura di potere, incarna allora la possibilità di riformulare le regole del discorso pubblico da una prospettiva radicalmente altra. Non basta dipingere panchine rosse o moltiplicare simboli femministi se la struttura sociale che produce la violenza resta intatta e la memoria collettiva si riduce a un rituale ripetuto e privo di azione. Serve molto di più: una voce che sappia realmente disturbare l’ordine, rimettere in discussione il linguaggio e i ruoli. Serve una Papessa, certo, ma prima ancora serve qualcuno davvero disposto ad ascoltarla.

Arianna Bonazzi 


immagine di copertina: foto di Davide Aiello

PAPESSA – SAPPIATE CHE È UNO SPETTACOLO TRANSFEMMINISTA
di e con Giorgia Mazzuccato

La recensione fa parte dell’osservatorio critico dedicato a FringeMI Festival 2025