Chi ancora pensa che le “lamentevolissime” vicende di Romeo e Giulietta siano solo lacrime e infelicità avrà da ricredersi. A mettere in discussione, a decontestualizzare e a ripensare la tragedia shakespeariana ci pensa Beppe Salmetti che, accompagnato dalla musica di Simone Tangolo, costruisce il suo Romeo e Giulietta su un ironico sfasamento tra ciò che il pubblico conosce (e si aspetta) e ciò che viene invece proposto sulla scena.

Tre i piani narrativi: quello dei due protagonisti — un ragazzo che soffre pene d’amore (Beppe Salmetti) e il suo amico (Simone Tangolo) —, quello della trama e quello delle citazioni del testo originale. Questi tre mondi, efficacemente intrecciati l’uno all’altro attraverso un continuo gioco di svelamento della finzione drammatica, frammentano, smontano e rimontano una delle vicende più conosciute della storia della letteratura. Certo, a domanda diretta, non tutti gli spettatori conoscono i risvolti della trama. Ma poco importa. Oltre a risolvere le sofferenze d’amore dello sventurato protagonista, lo spettacolo vuole rivalutare un personaggio ingiustamente relegato ad accessorio: il povero, e altrettanto sventurato, Paride. Il bel Conte diventa occhio prospettico della vicenda, un punto di vista non solo sentimentale, attorno al quale ruota l’azione. È infatti attraverso lo sguardo di Paride, quasi fosse una soggettiva cinematografica, che vediamo la morte dei due innamorati.

La conoscenza da parte del destinatario degli snodi essenziali della vicenda permette all’autore di ribaltare strutture considerate ormai codificate: e così personaggi minori o eventi apparentemente insignificanti diventano cruciali (in una modalità che ricorda I Shakespeare, il progetto del drammaturgo inglese Tim Crouch che proprio su questo schema costruisce una serie di spettacoli). Ma non solo, anche gli “intoccabili” dispositivi tragici del bardo vengono costantemente disinnescati: attraverso comiche gag, attraverso l’utilizzo della musica che spesso accompagna in modo stridente le vicende cantate dagli attori, ma anche attraverso un confronto brutale e inaspettato con la situazione sentimentale del protagonista. La macchina drammaturgica così svelata passa in rassegna davanti agli occhi degli spettatori molte delle possibilità di ripensamento del classico che sono tra le mani di un autore contemporaneo.

Ne nasce uno spettacolo tragicomico – come già fu l’originale shakespeariano la cui carica tragica viene da sempre ridimensionata – fortemente agganciato al presente, che, dai temi universali dell’originale classico, trae, con la giusta dose di sarcasmo, un insegnamento estremamente pragmatico: “L’amore fa schifo ma la morte di più”.

Camilla Lietti

Romeo e Giulietta – l’amore fa schifo ma la morte di più
con Beppe Salmetti e Simone Tangolo
testi di Beppe Salmetti e Guglielmo Shakespeare
musiche di Simone Tangolo
regia e drammaturgia di Cecilia Ligorio

visto al Teatro Elfo Puccini il 18, 20 e 23 settembre 2016