Corre l’anno 1991 quando viene pubblicato il romanzo Il danno di Josephine Hart. L’anno successivo, sotto la regia di Louis Malle, debutta il suo adattamento cinematografico. A distanza di trentatré anni, l’estro di Susanna Beltrami propone un nuovo adattamento, questa volta attraverso il linguaggio della danza, presentandolo in due repliche alla 38ª edizione del festival MilanOltre.

Puntando a una traduzione il più possibile fedele al romanzo, la coreografa utilizza molteplici stili di danza, dalla classica al waacking, servendosi anche di un ampio uso di costumi per restituire la complessità della vicenda. Di particolare interesse è l’alternanza — o talvolta la sovrapposizione — tra l’utilizzo di contenuti multimediali e la presenza dei corpi dei ballerini che, con grande espressività, accompagnano lo spettatore lungo l’intera messa in scena.

Le proiezioni non avvengono sul fondo del palco, bensì su uno scrim posto in proscenio che, nei momenti in cui non vi è proiettato alcun video, permette una chiara visione dell’azione scenica, mantenendo comunque un senso di intimità negli avvenimenti danzati sulla ribalta.

Fin dall’inizio dello spettacolo viene chiarito al pubblico che «Per quelli che voi ne dubitano, questa è una storia d’amore», fornendo così una possibile chiave di lettura della rappresentazione. Alla scritta segue un video che presenta i tre interpreti — Emanuela Montanari e Antonio Sutera, primi ballerini del Teatro alla Scala, accanto al giovane Nicolo Brizzi — fermi uno accanto all’altro: una scelta apparentemente semplice ma che in realtà rivela subito le dinamiche celate tra i personaggi.

La proiezione sfuma e, lentamente, entra in scena il primo dei tre che, con movimenti classici e solenni, racconta la propria intimità in contrapposizione a quella del figlio, più energica e contemporanea. Al centro dei desideri dei due personaggi maschili c’è Anna, amante del padre e fidanzata del figlio, la cui tragicità è abilmente restituita dall’espressività di Montanari, sia sul palco che nel video.

Evidente è l’uso costante di musiche, costumi e luci: lungo tutta la rappresentazione numerosi sono i cambi d’abito — alcuni funzionali a definire il quadro spazio-temporale, altri di natura simbolica — mentre i momenti di silenzio sono rari. Queste scelte, unite all’impiego di numerosi video, mettono in risalto le abilità interpretative dei danzatori, che, nonostante la quantità di stimoli visivi e sonori, riescono a emergere con chiarezza all’interno di un continuo susseguirsi di atmosfere e suggestioni.

Il lavoro di Susanna Beltrami appare come una creazione che desidera trascendere il proprio tempo, richiamando uno stile più tradizionale che mira a impressionare lo spettatore raccontando una storia di traumi e d’amore. La riflessione si sposta poi su una dimensione più intima, dove la ricerca non riguarda soltanto i legami affettivi, ma anche — proprio per la scelta dei ballerini — il rapporto con il corpo e la sua trasformazione nel tempo, segno di una consapevolezza artistica matura che guarda al passato senza rinunciare al presente.

Carlo Paroli

Il danno
Liberamente ispirato al romanzo Damage di Josephine Hart
una creazione di Susanna Beltrami
con Emanuela Montanari e Antonino Sutera
e con Nicolò Brizzi
regia video e collaborazione alla regia Salvatore Lazzaro
direzione stilistica e costumi Luz Maria Jaramillo
luci e suono Matteo Bittante
assistente Sara Pezzolo
maître Matteo Bittante, Luca Napoli, Alessandro Norrito
sarta Giorgia Andreazza
mua video Claudia Loi
musiche AAVV
una produzione 2025 DANCEHAUSpiù – CNPD
in collaborazione con MILANoLTRE

Questo contenuto è esito dell’osservatorio critico dedicato a MILANoLTREview 2025