Quando Ferdinando Bruni e il ventiduenne Alejandro Bruni Ocaña escono sul palco per i calorosissimi applausi, al termine di Rosso, si crea uno strano cortocircuito.
Il testo di John Logan che ripercorre la biografia di Mark Rothko e l’allestimento firmato da Francesco Frongia hanno come fulcro lo scontro tra generazioni: Rothko scalza Picasso – perché bisogna pur uccidere i padri – ma poi viene incalzato da Andy Warhol. E parallelamente, la stessa tensione si consuma tra il grande pittore e il giovane Ken: l’allievo ascolta paziente gli insegnamenti, gli sfoghi e le geniali nevrosi del burbero maestro, in attesa di sottoporgli un quadro che Rothko non guarderà mai. Eppure qualcosa succede, proprio nel momento della rottura: quando il giovane si ribella, prorompendo in una serie di recriminazioni di liberatoria sincerità, Rothko finalmente tace. “Sono licenziato vero?”, chiede Ken. “Licenziato? Per me è la prima volta che esisti”.
Al di là del testo, che a tratti rischia di riprodurre meccanismi un po’ stereotipati, lo spettacolo mette il dito in una piaga che ci riguarda da vicino: nel nostro paese per vecchi dove chi è arrivato non si muoverà più, dove insegnare e passare saperi sembra essere sinonimo di sforzo o di rinuncia, dove i direttori artistici degli stabili si ancorano alla sedia finché ne hanno il fiato, dove si resta giovani registi fino a 45 anni, il tema è di assoluta urgenza politica.
E non a caso – viene da pensare guardando il giovane Alejandro accanto a uno degli interpreti più apprezzati della scena italiana – è l’Elfo farsene carico.
Programmatico intento fin dalla scorsa stagione, il passaggio di consegne e la preparazione di una nuova generazione di attori sembrano per lo storico gruppo milanese una vera e propria missione. The history boys – fortunata messinscena da Alan Bennett, premiata da una lunga tournèe – rappresentava metateatralmente quello che in effetti stava accadendo: i ‘professori’ Elio De Capitani e Ida Marinelli preparavano una ‘classe’ di interpreti. L’importanza del processo è stata riconosciuta, se è vero che il Premio Ubu 2011 come migliore attore under 30 è andato ex aequo a tutti gli ‘allievi’ dello spettacolo.
Anche la prossima stagione, presentata Lunedì 4 Giugno, sembra proseguire nella stessa direzione: ad aprirla, significativamente, sarà proprio Rosso. Ma a scorrere la programmazione ci si accorge che tutte le produzioni Teatro dell’Elfo procedono in questa ‘cooptazione’: in La discesa di Orfeo di Tenessee Williams (Ottobre/Novembre 2012) vedremo – accanto a Elena Russo Arman, giovane ma già organica alla compagnia – una folta schiera di nuove leve. Si ritrovano alcuni tra gli interpreti di The History boys (Marco Bonadei in Orfeo, Alessandro Rugnone nella ripresa di Shopping & fucking di Ravenhill), e Alejandro Bruni Ocaña sarà protagonista della ripresa di Romeo e Giulietta – regia di Ferdinando Bruni – accanto a Camilla Sevino (qualcuno la ricorderà nel film Diaz). La ricorrenza dei nomi – da una stagione all’altra, nell’uno o nell’altro cast – è segnale significativo: non si tratta dell’ingaggio ad hoc di interpreti più o meno titolati, ma di un lento inserimento nella compagnia.
Non molte realtà importanti si stanno muovendo in una direzione di responsabilità verso le giovanissime generazioni. Tra le poche ‘scuole’ che sembrano avere a cuore la questione, c’è senz’altro il Teatro delle Albe: al quale, non a caso, l’Elfo dedica una personale nel Maggio 2013.
Maddalena Giovannelli