Le discoteche in questo periodo, si sa, sono chiuse, anzi chiusissime. Eppure, al QClub di Nolo, a Milano, qualcuno entra. Entro anch’io, in una stanza scura e vuota. Scosto una tenda che somiglia a un sipario: un neon bianco intenso rischiara le pareti piastrellate di rosa confetto della sala dove è seduto il pubblico. Il luogo è asettico, lontanissimo da quello che ci si aspetta in una discoteca o in un teatro; l’effetto è piuttosto quello di una sala operatoria o di un mattatoio, amplificato dal fatto che tutti gli spettatori, come chirurghi, indossano l’obbligatoria mascherina. Lo spazio sembra lanciare un avvertimento: quella che si ascolterà è una storia dolorosa, quasi una vivisezione pubblica della tragica vicenda di una ragazza che voleva solo divertirsi. La cornice in cui prende vita lo spettacolo Della Vergogna è quindi estremamente calzante, arricchisce ma non sovrasta lo spettacolo, creando un perfetto equilibrio tra contesto e contenuto. 

Giulia Vannozzi sale sul palco — che è poi il cubo della discoteca — e inizia a raccontare la storia di Tiziana Cantone, una ragazza disinibita, bella e provocante. Nel 2016 Tiziana si è suicidata perché da un anno e mezzo circolava in modo virale, in tutto il mondo, un suo video erotico, senza che lei potesse in alcun modo fermarne la diffusione, senza che potesse ottenere giustizia. Al centro del lavoro è dunque la violazione dell’intimità, è l’immagine del mondo che invade quanto di più privato ciascuno di noi ha, l’irrompere della vergogna nella quotidianità di una vita come tante. 

«La vergogna è un sentimento strano […] è guardarsi e non riconoscersi, è come uno scollamento da sé stessi». Così Giulia Vannozzi descrive la parola che dà il titolo al suo spettacolo. Ancora una volta la location dello spettacolo completa le sue parole: dietro l’attrice uno specchio angolare mette in mostra il corpo dell’attrice in infiniti riverberi, distorcendone l’immagine come ha fatto il web con Tiziana. Lo spettacolo fluisce rapido, ma dà tempo al pubblico di commuoversi, sdegnarsi e impietrirsi ascoltando la vicenda, a cui nessuno può sentirsi del tutto estraneo. Eppure il testo non lascia spazio alla retorica, che sarebbe forse più immediata per fare contrasto con la gratuita brutalità che subita dalla ragazza. L’artista lavora invece in profondità per cercare di restituire a Tiziana la dignità perduta, senza cedere a vittimismi, ma raccontando una ragazza a cui piaceva vivere e osare, uccisa dal meccanismo incontrollabile del web.

Alla fine dello spettacolo Giulia Vannozzi rimane nuda davanti al pubblico, quando il suo personaggio, Tiziana Cantone, si uccide. È necessario spogliarsi da tutta la sua sicurezza per condividere un attimo di vulnerabilità con la ragazza napoletana protagonista della sua storia.

Micol Sala

Della vergogna
di e con Giulia Vannozzi
visto al QClub di Milano_ 8-12 settembre alle ore 22.00

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