Edizione, introduzione e commento di Federico Condello
Bonomia University Press, 2012

Presentazione Lunedì 15 Aprile alle ore 18 30
presso Fondazione Mudima, via Tadino 26 – Milano
Intervengono Gino Di Maggio, Emilio Isgrò, Martina Treu

A poco meno di tre anni dalla scomparsa di Edoardo Sanguineti, una pubblicazione curata da Federico Condello porta alla luce la sua traduzione inedita dell’Ifigenia in Aulide.
Non è la prima volta che Condello – ricercatore presso l’Università di Bologna, filologo e studioso di teatro antico – si avvicina alle traduzioni dell’intellettuale genovese: già tra il 2005 e il 2007 si era occupato, con la collaborazione di Claudio Longhi e sotto la supervisione dello stesso Sanguineti, delle versioni classiche prodotte tra il 1968 e il 1992 (Le Baccanti, i Sette contro Tebe, la Fedra senecana, La festa delle donne). La sfida intrapresa da Condello è ora ben più ardua e coraggiosa: curare un testo inedito “senza le puntuali critiche, senza le osservazioni preziose” (p. 8) dell’autore e maestro.

Nell’ampia e densa introduzione Condello chiarisce al lettore le circostanze della composizione dell’Ifigenia e i dettagli dell’occasione: fu il Teatro Stabile di Torino a commissionare il testo a Sanguineti, alla fine del 2006. La regia fu poi affidata a Elie Malka e debuttò nel Novembre 2007: il titolo dell’allestimento – al quale Sanguineti non poté mai assistere – fu Dossier Ifigenia, da Euripide. Condello non manca di sottolineare, riportando anche una percezione dello stesso Malka, il “sottile stridore” (p. 12) tra la regia pensata interamente in chiave contemporanea e il registro arcaico e anti-quotidiano della traduzione sanguinetiana, e, più in generale, “la strutturale inconciliabilità delle rese sanguinetiane con un approccio in qualche modo naturalistico” (p. 13).
Una simile e fondata riflessione conduce il curatore ad affrontare, con mirabile chiarezza e sintesi, i nodi della teoria sanguinetiana della traduzione: per il poeta “non si dà mai traduzione che non sia (…) opera d’autore integrale” (p. 17). Nel tracciare le specificità e i chiaroscuri di una simile convinzione, Condello nota come manchi ancora una trattazione organica delle riflessioni di Sanguineti sul tradurre (o meglio, “una teoria della teoria sanguinetiana della traduzione o almeno una sua interna storia”, p, 18); a questa mancanza sopperisce del resto, almeno in parte, l’introduzione di questo libro, che si sofferma con consapevolezza su fenomeni trasversali come l’uso del calco o sull’individuazione di “marche meta-traduttive”, mettendo questi elementi in relazione costante con una più ampia teoria della traduzione.
Quelli già citati non sono gli unici meriti dell’introduzione di Condello: grazie alla profonda conoscenza del corpus di versioni classiche sanguinetiane, il curatore giunge a individuare le specificità dell’Ifigenia. Tra queste, vale la pena menzionare almeno “il rispetto particolarmente strenuo della collocatio verborum originaria” (p. 37), o la tendenza a riprodurre e amplificare le figure foniche e d’iterazione del greco. L’Ifigenia – segnala Condello – si colloca appieno all’interno dell’ultimissima stagione del Sanguineti traduttore, destinata a culminare con l’Ippolito del 2010: “un test preliminare in cui si annunciano le soluzioni estreme dell’Ippolito”, ma nello stesso tempo anche “un recupero, una sintesi” dell’intero percorso di traduzione del classico.
Il volume presenta poi un’ampia bibliografia, un’accurata descrizione dei testimoni (per un totale di quattro, trovati grazie alle ricerche dello stesso curatore e alla disponibilità di Luciana Sanguineti), e un ricco commento ad versum. Si tratta dunque di una pubblicazione adatta ad essere consultata con differenti obiettivi e su diversi piani: l’appassionato di teatro antico e di poesia potrà limitarsi ad un’immersione della densa traduzione sanguinetiana, finora inedita; l’esperto di teoria della traduzione potrà condividere e indagare le riflessioni dell’introduzione; il filologo potrà perdersi nell’ampia Appendice con varianti d’autore.
C’è però un elemento che caratterizza, più di ogni altro, questa edizione dell’Ifigenia: è lo sguardo allo stesso tempo rispettoso e partecipato di chi ha condiviso – e amato, par proprio di intendere – un percorso intellettuale e si trova ora a volerlo tramandare.

Maddalena Giovannelli