Dopo il successo della prima edizione, che ha visto coinvolti più di 2.000 spettatori e il riconoscimento della Medaglia del Presidente della Repubblica, torna dal 2 al 5 maggio il Festival del Silenzio. L’iniziativa, nata nel 2018 dalla collaborazione tra Fattoria Vittadini e Rita Mazza, segna il connubio vivissimo che unisce l’esperienza coreografica del collettivo milanese alle doti dell’attrice e performer segnante, anche quest’anno alla direzione artistica della manifestazione.

Riccardo Oliver e Cesare Benedetti (Fattoria Vittadini) con Rita Mazza
Tra gli obiettivi primari del Festival, ospitato negli spazi della Fabbrica del Vapore (ma che prevede eventi anche a Zona K e in altri luoghi della città), la volontà di sensibilizzare il pubblico alla questione del riconoscimento ufficiale della LIS (Lingua dei Segni Italiana) da parte del Governo. L’Italia rimane infatti l’unico paese europeo ancora privo di una legge nazionale a riguardo, mentre il riconoscimento giuridico della LIS come minoranza linguistica garantirebbe il diritto per ogni persona non udente di godere di maggiori opportunità di partecipazione e crescita culturale. È in questo contesto che si inseriscono alcuni eventi in programma durante le quattro giornate di Festival, come le Introduzioni alle Lingue dei Segni e alla loro cultura tenute dalla stessa Mazza, mentre domenica 5, andrà in scena Nel Segno del Minotauro, performance di Carlo Maria Vella, opera vincitrice del bando “In principio era il segno” e realizzata come sperimentazione e integrazione di diversi linguaggi non verbali.
Per sviluppare un dialogo sempre più aperto su temi urgenti e attuali, quali le pari opportunità, l’accessibilità, i Diritti Civili, la seconda edizione del festival ha sviluppato una forte collaborazione con IETM, network mondiale di operatori culturali che vedono nelle performing arts uno strumento di cambiamento e coesione sociale. Al festival verrà perciò ospitato il Satellite Meeting IETM sul tema “Barriere di lingua e comunicazione nelle performing arts” per mettere al centro della discussione l’abbattimento di tali barriere, imposte dalla società in cui viviamo.

Voxsolo di Ariella Vidach Aiep
Vi è infatti una domanda da cui muove l’iniziativa stessa del festival e su cui vertono le performance ospitate: alla luce delle differenze di lingua, comunicazione, nazionalità si può parlare per ciascuno di noi di accesso equo alla cultura? EQUAL ACCESS diventa allora il sottotitolo ideale per la nuova edizione, perché proprio come ha spiegato Rita Mazza in conferenza stampa: “vogliamo farci promotori di un accesso equo e reale e lanciare un segnale all’industria culturale: bisogna lavorare affinché ogni spettacolo, ogni forma d’arte siano accessibili a tutti”.
Ma che cosa significa accessibilità e come si sviluppa in un progetto come quello del Festival del Silenzio? Si tratta innanzitutto di un lavoro di integrazione: non è necessario mettere a disposizione per tutti gli stessi mezzi, ma, proprio perché abbiamo esigenze diverse gli uni dagli altri, offrire piuttosto strumenti diversi a ciascuno. Gli ideatori del festival si sono mossi in questa direzione progettando e accogliendo performance eterogenee e accessibili a tutti, evitando di promuovere un’iniziativa monotematica.

MINOR PLACE di Giorgia Ohanesian Nardin
Per questo motivo le proposte spaziano dal mondo del teatro a quello della danza, della musica, del cinema, fino a toccare la letteratura, la poesia e ogni declinazione dell’arte. Molti i nomi degli artisti italiani e internazionali presenti (qui il programma completo): da Chiara Bersani (Premio UBU 2018) ad Ariella Vidach Aiep, dalla Van Huynh Company a Jaques-André Dupont, passando dai lavori di Giorgia Ohanesian Nardin e della stessa Fattoria Vittadini. Il traguardo è creare un’esperienza che vada incontro a un pubblico sempre diverso, con l’idea di stimolarlo alla socialità, alla crescita interpersonale, per allenare l’occhio a riconoscere la bellezza nascosta in ogni cosa, senza alcuna possibilità di esclusione. Ogni proposta sarà allora fruibile e apprezzabile “da ogni tipologia di pubblico, di qualsiasi cultura e provenienza, senza necessariamente dover conoscere l’una o l’altra lingua”. Un’accessibilità anche “anagrafica” tanto che quest’anno è stata introdotta una SEZIONE KIDS, dedicata ai più piccoli e l’attivazione di un Kindergarten.
Con il suo ricchissimo programma il Festival del Silenzio si riconferma una proposta singolare e unica nel suo genere, che permette alla scena italiana di diventare sempre più internazionale e aperta alle diversità che compongono anche il mondo dello spettacolo. Di più: si dimostra un’esperienza necessaria affinché ciascuno di noi esca dal proprio concetto di “normalità”, liberandoci dalle barriere che ci impediscono di crescere e apprezzare gli altri per le proprie, inalienabili e fertilissime, specificità.
Angela Bonadimani