Al termine del percorso di workshop, Short Latitudes ha aperto le porte alla città. Non sono molte a Milano le occasioni per incontrare nomi e testi della drammaturgia inglese: a questo confronto è stata dedicata la giornata di chiusura del progetto, il 20 marzo scorso. Due gli appuntamenti: nel pomeriggio, presso Teatro i, la lettura scenica di due pièce inglesi tradotte ad hoc: Little Baby Jesus del giovanissimo Arinze Kene (classe 1987, già rappresentato presso The Royal Court e segnalato su The Guardian) e Holloway Jones di Evan Placey (tra le molte collaborazioni, varrà la pena segnalare almeno quella con il Birmingham Rep e con il National Theatre).

Alle 21, presso il Teatro Franco Parenti, una tavola rotonda tra drammaturghi italiani e inglesi promossa da British Council: ospite d’onore, oltre a Kene e a Placey, l’affermato Hanif Kureishi, romanziere, sceneggiatore, playwright edito in Italia da Bompiani. A dialogare con loro, e a riflettere sulle condizioni di chi scrive teatro in Italia sono Luca Scarlini e Renato Gabrielli: ironici e pungenti, i due riescono a mettere in luce le condizioni critiche della drammaturgia italiana. A Margaret Rose –  che conduce la serata e che domanda agli autori che rapporto abbiano con la committenza – Gabrielli non manca di rispondere che si tratta di una prassi inesistente nel nostro paese.
E basta ascoltare le risposte dei colleghi inglesi per rendersi conto della differenza di latitudini. Si sente ripetere più di una volta, come un fenomeno a noi lontano e del tutto esotico, la frase “I’m under commision with…”; gli autori si riferiscono ad un rapporto di collaborazione remunerata con questo o l’altro teatro ben al di là di un singolo spettacolo in cartellone.

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