Non è un ritmo di musica ad accompagnare sulla scena l’ingresso di una figura femminile, ma lo sbatacchiare regolare di campanacci. È una donna molto diversa da quelle – moderne, ‘paillettate’, su tacchi alti, nude o in tuta – che fin qui hanno popolato To this purpose only: si tratta di una semplice contadina vestita di abiti antichi: sulla testa porta una cesta e, arrivata all’estremità del palco, la posa per terra e ne estrae un grembiule che le viene legato in vita. Dalla tasca cava un rossetto con cui truccarsi, unico vezzo che le è concesso. È l’immagine emblematica di una comune donna di un tempo. Eppure, un attimo dopo, tutto cambia: due stracci arrotolati sul capo le vengono sistemati sulle spalle, poi vengono sciolti con un rapido scatto di braccia. Sono i due lembi di un velo che le arriva fino ai piedi, e ora la donna assume un’espressione soddisfatta e civettuola, mentre si rivela per quello che è: dopo tutte le altre figure dissacranti e dissacrate, giunge puntuale anche quella della Madonna o, se si preferisce, l’immagine di un’Italia madrepatria, pronta a diventare oggetto della satira pungente dello spettacolo. A passo lento, in una processione sacra o in una marcia nuziale, si dirige là dove verrà incoronata di una luccicante corona di carta. Timorosi e riverenti adepti la circondano agghindandola di finti bijoux: una piccola palla da calcio, una confezione di pasta Barilla, un plico di fogli Fabriano, buste dei principali marchi di moda italiani, un re avvolto in un mantello firmato Coca-Cola… A completare la fotografia, uno sfondo celeste posticcio e un’aureola di mani intrecciate su cui viene grattugiato un po’ di parmigiano, in una grottesca nevicata casearia. È la sacra rappresentazione dell’essenza capitalistica e kitsch della vera italianità, emanazione parossistica e burlesca dei peggiori stereotipi del Belpaese. In un crescendo sempre più rapido, sorprendente e ironico, ecco che viene celebrata in grande stile la sua assunzione in cielo: ad accompagnarla, le note di Non credere di Mina, a suggellarla un’insegna luminosa che preannuncia la presenza, nell’alto dei cieli, di “Caffè”, come Lavazza ci ha rivelato. Siamo a metà spettacolo, ma ugualmente si riversano gli applausi ammirati, divertiti e, inevitabilmente amari degli spettatori.
Lidia Melegoni
To this purpose only
ideazione e coreografia Nicola Mascia, Matan Zamir – Matanicola
interpreti Mattia Agatiello, Chiara Ameglio, Cesare Benedetti, Noemi Bresciani, Pieradolfo Ciulli, Maura Di Vietri
Visto a MilanOltre il 5 ottobre 2017
Questo contenuto è parte dell’osservatorio critico MilanOltreView