Stratagemmi ha di nuovo preso forma. Abbiamo lavorato con la coscienza che, in un modo o nell’altro, la strada intrapresa può portarci lontano: pensare al teatro come medium per arrivare a toccare punti nevralgici – o strategici, se si vuole cadere nel facile calembour – di un discorso sull’arte e sulle sue manifestazioni non è un abbaglio. In una scena culturale come quella italiana, dove spesso l’asfissia di mezzi e risorse fagocita tentativi e riduce spazi e prospettive – parola che sembra tracciare con chiarezza davanti a noi il percorso che vogliamo seguire – il teatro ci è parsa un’ottima via di fuga.

Il primo numero ha goduto di un’accoglienza favorevole e benevola. Lo abbiamo presentato in una serata nella quale protagoniste sono state l’arte e le sue più varie manifestazioni. E così, a salutare l’esordio, sono arrivate la danza, la musica, una mostra fotografica e naturalmente il teatro. Perché, come già avevamo scritto, queste pagine sono e saranno un ampio e multiforme contenitore, un gioco di scatole cinesi dove le arti si rincorrono, si confondono e si scavano spazi prima nascosti, dai confini non ben definiti.

In questo secondo numero si è aperta una nuova sezione: “Taccuino. Recensioni e attualità”. Crediamo fortemente che lo sguardo di un critico e di uno studioso debbano costantemente esercitarsi e confrontarsi con la concretezza della realtà che si trovano a vivere, oltre che con quella di cui scrivono e si occupano nell’esercizio teorico. Soprattutto quando la materia di studio è fluida e, al contempo, così ben radicata nella società cui appartiene, come accade con il teatro, che nasce dentro la città, ne critica le istituzioni, ne osserva le distorsioni, propone ipotesi di “correzione”. Tratteremo della prima edizione del Festival Teatro Italia, evento unico nel suo genere e mai realizzato prima nel nostro Paese, delle nuove dinamiche del rapporto tra teatro e centro e periferia, analizzando più da vicino il caso di Milano. Uno sguardo va anche alla stagione internazionale del Piccolo Teatro di Milano, veicolo, da sempre, di nuove e stimolanti proposte e idee che richiama su di sé l’attenzione di tutta la scena italiana.

La sezione centrale continuerà a proporre spunti di riflessione sul rapporto tra il teatro e la teoria che lo illustra e lo interpreta. Anche questa volta si parte dall’antichità, con un saggio che esamina il rapporto di citazione-capovolgimento tra Aristofane e Platone – prima puntata di una trilogia che si concluderà nei prossimi numeri. Attenzione particolare è data alla rilettura dei classici della grecità sulle scene contemporanee: da Federico Tiezzi a Serena Sinigaglia, due tra le messe in scena più applaudite della stagione appena conclusa. Ancora, uno sguardo doppio sull’antichità e sulla sua capacità di ricalcare le scene del contemporaneo: due punti di vista sull’edificio teatrale antico, uno archeologico, l’altro proprio dell’architettura contemporanea. Si approda infine ad un genere che, dalle origini settecentesche, è da molti considerato per la sua natura complessa e multiforme la summa delle arti sul palcoscenico: il melodramma.