Nel primo giorno d’estate a Milano si va al mare. E ci si va grazie a Mare Culturale Urbano, il nuovo centro di produzione artistica che di idee buone fino ad ora ne ha avute molte, a partire dal nome, ormai sulla bocca di tutti. L’inaugurazione ufficiale è questa sera, con la festa di apertura della stagione estiva “Dopo andiamo al mare?” dal 21 giugno al 1 settembre.

La sede (per ora) è la seicentesca Cascina Torrette di Trenno, in zona San Siro, fresca di restauro. Ma per il 2017 è prevista l’apertura dell’edificio di via Novara, 6000 metri quadri nuovi di zecca che si aggiungeranno ai 1700 attuali.
Inclusione sociale, rigenerazione urbana e innovazione culturale. Sono questi gli ingredienti alla base di un progetto che ha come spina dorsale delle proprie attività le arti performative. Perché i tre fondatori arrivano proprio da lì: Andrea Capaldi è danzatore che ha lavorato a lungo con Balletto Civile, Benedetto Sicca è regista e drammaturgo fondatore della compagnia Ludwig e Paolo Aniello è stato curatore e manager di diversi progetti internazionali in campo artistico e performativo.

Oltre ad aver riqualificato una delle sessanta cascine di proprietà comunale, fiore all’occhiello della tradizione agricola della Lombardia, Mare si inserisce in “Cenni di cambiamento”, un progetto della Fondazione Housing Sociale che, nel lotto adiacente, ha da poco inaugurato centoventiquattro nuovi alloggi. Innestandosi in un’area di forte trasformazione Mare Culturale Urbano si pone così come modello di sviluppo capace di integrare cultura, intrattenimento e lavoro. Una piazza pubblica – o un “hotspot urbano” come è stato definito in conferenza stampa – che ha l’ambizione di diventare luogo di incontro per una comunità locale di utenti e per una rete internazionale di artisti.

L’introduzione di diverse funzioni parte dall’organizzazione e dalla porosità degli spazi, che includono una sala polivalente per residenze di compagnie di teatro, danza, circo e opera, sale prove per la musica, postazioni di coworking per attività legate all’ambito sociale e alla filiera artistica, aree per attività di formazione, una cucina con birreria artigianale e un cortile comune che verrà dotato di servizi gratuiti grazie ai fondi raccolti dal crowdfunding “Costruire l’improvviso”. Uno spazio aperto dalla mattina fino a notte, senza barriere all’ingresso e in contatto diretto con la città, in cui coabitano attività commerciali e culturali. Dettagli che potrebbero apparire superflui, ma che (in Italia) non sono per niente scontati.

Se i processi partecipativi di Mare sono stati attivati ormai da anni (dalle attività promosse con Cohabitation Strategies e Landscape Coreography agli arredi prodotti nell’officina aperta di ConstructLab) la prima vera e propria stagione artistica si inaugura adesso. E l’apertura a un pubblico trasversale emerge anche dalla programmazione, che non rinuncia alla ricerca e alla qualità senza rischiare di essere elitaria né temere l’incontro con una cultura anche popolare.

Gli appuntamenti con lo spettacolo dal vivo (affiancati da quelli con musica, jazz, cinema, workshop, milonghe e gastronomia) attraversano i diversi linguaggi della scena contemporanea, coinvolgendo giovani gruppi milanesi – da Fattoria Vittadini a Idiot Savant – ma anche realtà come la Compagnia della Fortezza con l’A-solo di Armando Punzo con Aniello Arena. Sono solo dodici spettacoli (qui il programma completo), ma anticipano un’attività che da settembre dovrà trovare il giusto bilanciamento per assestarsi negli equilibri milanesi.

In tempi in cui le risorse non bastano a far vivere e sopravvivere le tante realtà già esistenti, aprire nuovi luoghi per la cultura è operazione coraggiosa. Ma se il pubblico e le dinamiche di fruizione della cultura cambiano, allora devono cambiare anche gli spazi. Lo dimostrano tanti esempi europei e quella lanciata da Mare Culturale Urbano è una realtà che si avvicina, per identità e mix funzionale, a un centro culturale di respiro internazionale. Sembrano averlo capito i tre fondatori di Mare che hanno convinto molte persone, a partire dagli investitori. Stiamo a vedere se convinceranno anche la città.

Francesca Serrazanetti