La tradizionale apertura del sipario, che segna l’inizio delle danze, delude le aspettative di cristallina visione dello sguardo. La condizione di visibilità di Chukrum, primo brano coreografico della serata dedicata a Virgilio Sieni, è fortemente ridotta da un velo opacizzante che taglia orizzontalmente lo spazio scenico. Lo spettatore è così obbligato a rinunciare alla sua abituale, nitida percezione visiva, mentre il suo sguardo è invitato a raggiungere un grado di sensibilità maggiore: la materializzazione della quarta parete compiuta da questo elemento scenografico minimale eppure così determinante assume infatti una valenza poetico-filosofica significativa. Il tradizionale privilegio accordato all’organo sensoriale dell’occhio di esplorare percettibilmente il mondo circostante lascia spazio alla mano, o meglio “all’occhio della mano”  – come viene definito più volte nel Dizionario minimo del gesto dedicato al lavoro di Sieni. I sei danzatori che si alternano in scena diventano così individualità dal contorno, dalla fisionomia e dal genere non definiti: si mostrano come creature corporee ibride, a tratti fantasmatiche e ombratili. Sono esseri in continua metamorfosi che abitano una dimensione costantemente intermedia tra umano e animale, tra organico e inorganico (nella forma della marionetta), tra terreno e ultraterreno.

Il loro unico arto anatomicamente riconoscibile è sempre e soltanto la mano, organo risvegliato dal sopore quotidiano: il progressivo percorso conoscitivo della realtà avviene allora attraverso un sentire tattile che dal delicato e incerto sfiorare dei polpastrelli, primi sensori qualitativi attivati, passa al tocco sicuro del palmo. È proprio con le caleidoscopiche figure che emergono dal gioco compiuto dai palmi dei danzatori sul velo, che lo spettatore è chiamato a creare un legame empatico denso di affettività. Il brano musicale di Giacinto Scelsi (che dà il titolo al lavoro) accompagna tutte le suggestioni visive e guida gli individui presenti sulla scena verso la consapevolezza del loro essere. La presenza, il possesso, la conoscenza tutta passano, danzando, dalle nostre mani.

Livia Torchio


ph: Giuseppe Di Stefano e Andrea Simi

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