Birre fresche e cocktail sono appoggiati sui tavoli del pub John Barleycorn in attesa che si animi. Attendiamo tutti Gianluca. Poco dopo ha inizio una conferenza: sul fondale si susseguono le proiezioni di alcune foto e brevi video, stralci della biografia privata e artistica di Gianluca Tosi, cantautore milanese scomparso nel 2016, a soli trent’anni. Proprio la notizia della morte richiama alla serietà il pubblico, inizialmente tratto in inganno dalla poca formalità della presentazione, così come dal tono irriverente e sarcastico dei lacerti di vita di Gianluca. A parlare è Daniele Turconi: l’attore svela fin da subito di essere semplicemente sé stesso, un giovane uomo mosso dal desiderio di testimoniare la vita dell’amico, il suo valore artistico, il suo spirito ribelle. È così con sconcerto che la platea reagisce quando Gianluca, vivo e vegeto, sale sul palcoscenico: a una nervosa risata subentrano ben presto interrogativi e dubbi, il tentativo di comprendere perché mai Turconi, autore e interprete di Gianluca. Ci vediamo tra le nuvole, abbia voluto strumentalizzare l’ipotetica morte dell’amico, inventando e costruendo questa farsa drammatica con l’unico scopo di raccontarne l’arte. 

Il dubbio, finanche la rabbia, sembrano attraversare lo stesso Gianluca: i due discutono, si confrontano sull’incomprensibile scelta operata da Daniele, fino al punto da far emergere una verità significativa. Turconi ha forse voluto evidenziare un fenomeno, ormai costante nell’epoca del marketing sfrenato: quello per il quale lo storytelling delle nostre esistenze tende a sovrapporsi alla realtà, influenzandone e determinandone le svolte. Daniele si attacca fortemente ai ricordi, ai desideri incompiuti di Gianluca, ostenta le sue azioni quotidiane rendendole un’iperbole eroica di gesti maestosi. Più si avverte il tentativo di trasformare la vita in arte, più lo spettatore entra in crisi. Il teatro è qui la mera ricostruzione narrativa della vita di Gianluca da parte di un autore. Proprio questa vita, intesa nel suo svolgersi storico, è unica e irripetibile e perciò irriducibile. L’arte non può trasmettercene l’incanto, non può in alcun modo salvarci.

Gianluca è così un sogno non ancora sognato, una fantasticheria sospesa fra un passato nostalgico e la promessa di qualcosa che sarà. È la stessa ambigua dicotomia percepita da Amleto: ma oggi, qui, tra essere e non essere, Daniele risponde con un secco «Preferisco non essere!»

Gloria Giovanditti


GIANLUCA. CI VEDIAMO TRA LE NUVOLE
regia e drammaturgia Daniele Turconi
collaborazione alla drammaturgia Alice Provenghi con Daniele Turconi
con Daniele Turconi
disegno luci e tecnica Daniele Passeri 
collaborazione audio/video Giovanni Doneda e Roberto Cicogna
con il supporto di FrigoProduzioni, Gli Scarti la Spezia, Officine Papage, Residenza Qui e Ora, Strabismi Festival 
menzione speciale InTransito Festival

Contenuto scritto nell’ambito dell’osservatorio critico di FringeMI 2022